QUADERNO N. 40

INDICE

Introduzione


Cronologia 1950 – 1965 delle Federazioni di Cuneo del P.C.I. e del P.S.I.


2° Convegno dell’Associazione Contadini delle Langhe – 1957


Processo sciopero FIMET, Bra – 1951


Processo militare contro Luigi Borgna


Processo sciopero FERRERO, Alba – 1960


Condanna contro Luigi Borgna per

«Vespa con targa non illuminata» – 1956


Processo contro Luigi Borgna per affissione

manifesto a Cortemilia (CN) – 1960

Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di Luigi Borgna


Dichiarazione di Piero Cosa e Dino Giacosa


Dichiarazione di Giovanni Bisio


Dichiarazione di Aldo Peirone


Dichiarazione di Luigi Borgna sui prigionieri del carcere

di via Barabroux a Cuneo


Curriculum Vitae militare di Luigi Borgna


Dichiarazione dell’Ass. Naz. Combattenti e Reduci

su Luigi Borgna – 1988


Prefettura di Cuneo su Luigi Borgna


Processo per diffusione volantini su sbarco truppe americane

in Libano – 1958


Processo per manifestazione contadina a Cortemilia (CN) del 14/4/1957


Processo per manifesto contro intervento americano

in Medio Oriente» – 1958


Manifesto «Fermiamo l’aggressione americana

in Medio Oriente» – 1958


Processo per manifestazione contadina del 9/9/1956


Dichiarazione del Raggr. Prov. Autonomo Socialista di Cuneo – 1958


De Profundis per il P.S.I. comparso nella bacheca dello P.S.I.U.P

di Corso Nizza a Cuneo


Poesie” anni ’80


«Quel primo sciopero alla Ferrero di Alba»,

di Audenzio Tiengo, L’Unità, 2/1/2000


APPENDICE – La libertà religiosa in Italia di Tavo Burat


Quaderni Cipec


Attività Cipec



Introduzione


Con questo quaderno si chiude il quattordicesimo anno delle nostre pubblicazioni. Iniziati, quasi per caso, nel 1995, i quaderni sono stati pubblicati inizialmente in numero di tre all’anno, quindi, ultimamente, di due. Speriamo che la nuova Amministrazione provinciale, che sarà eletta nella primavera del 2009, ci permetta di continuare questo lavoro, certo umile e modesto, ma continuo nel tempo e, speriamo con una certa presunzione, utile.

Abbiamo raccolto in queste pagine documenti sui movimenti comunista e socialista nel cuneese relativi a tre momenti:


  1. Il processo contro Luigi Borgna, dirigente del PCI, accusato e condannato a causa di un comizio “antimilitarista e pacifista” (siamo nella fase più netta e acuta della guerra fredda e, quindi, nello scontro USA – URSS). Lo stesso Borgna ha raccontato la vicenda in più scritti a cui rimandiamo.

  2. I processi contro le “passeggiate contadine” organizzate dal “Movimento di rinascita” dal 1956 al 1958 in molte zone della provincia, tese a proporre un diverso sviluppo e – appunto – la rinascita delle aree montane e della Langa, ancora oggi la più importante e significativa espressione della partecipazione sociale di ceti tradizionalmente “passivi”.

  3. I processi contro dirigenti e militanti comunisti per l’affissione di un manifesto contro l’intervento militare statunitense in Libano


Possono sembrare temi e fatti di periodi storico – politici lontanissimi dall’oggi e quasi preistorici.

Ricordiamo però che – come sosteneva Vico – la barbarie può sempre ritornare e in forma peggiore rispetto a quella originaria e che molte delle questioni (pace, interventi militari, questioni sociali…) sono oggi quanto mai vive e si ripropongono con fisionomia nuova ed inedita (nuove povertà ed emarginazioni, guerre per la ridefinizione dei rapporti di forza a livello globale …).

La breve cronologia, molto soggettiva ad opera di un allora dirigente del PSI, serve ad inquadrare i temi trattati.

Per un inquadramento complessivo, rimando ai miei testi: Il caso Giolitti e la sinistra cuneese del dopoguerra (Alba, La Torre, 1987; quaderno CIPEC n. 15) e I rossi nella “Granda”. La sinistra in provincia di Cuneo (quaderni CIPEC n. 16 e n. 21).

L’articolo di Audenzio Tiengo sugli scioperi alla Ferrero di Alba offre un quadro interessante su una delle maggiori realtà operaie della provincia ed è un doveroso omaggio ad un dirigente del PCI locale negli anni ’60 (poi iscritto a Rifondazione dalla sua fondazione) purtroppo recentemente scomparso.

Sui prossimi numeri speriamo di pubblicare una miscellanea di scritti su personaggi storici del ‘900, una breve memoria di una bovesana per elezione e, quindi, le interviste ai dirigenti e militanti del PSI cuneese dagli anni ’50 ai due decenni successivi, piccolo tassello per un quadro più generale della storia della sinistra nella nostra provincia.


Sergio Dalmasso


P.S. Si fa presente che i testi relativi ai processi e ai rapporti di polizia sono riportati integralmente e, pertanto, possono contenere termini tecnici dell’epoca ed eventuali errori.



DATE SIGNIFICATIVE DELL’AZIONE SVOLTA NEGLI ANNI 1950 – 1965

dalle Fed. di Cuneo del P.C.I. e del P.S.I.


Le iniziative di azione e di lotta delle due federazioni politiche P.C.I. e P.S.I. erano appoggiate e sostenute dalle associazioni contadine (prima c’era la Federterra) poi si è costituita l’associazione Coltivatori Diretti (in seguito diventerà Alleanza. dei Contadini) e dalla C.C.D.L –

C.G.I.L con una propria politica sindacale autonoma. Difatti molte iniziative vedevano impegnata la Camera Conf. Del Lavoro che aveva lanciato su scala nazionale il PIANO DEL LAVORO.

Da Settembre 1953 (dopo le elezioni politiche in cui la sinistra, in tutto il cuneese, aveva conseguito un buon risultato) si era costituito il movimento di rinascita e le iniziative, le azioni, le lotte si chiamavano: POLITICA DI RINASCITA . Su questa impostazione, all’interno dei due partiti di sinistra, e della conf. sindacale, non erano tutti d’accordo. Le divergenze erano molte seppure nelle riunioni ufficiali c’era unanimità (solo dopo l’uscita di Giolitti cominciarono a verificarsi votazioni a maggioranza).

La Fed. del P.C.I. e le organizzazioni contadine di sinistra erano molto impegnate nella realizzazione della politica di rinascita.

Nella Fed. del P.S.I. c’erano molti compagni impegnati e altri che preferivano una politica diversa.

La politica di rinascita consisteva nell’affrontare con la gente i problemi concreti di zona e di categoria collegandoli ai problemi generali del Paese. Altri, invece, sostenevano che bisognava solo affrontare i problemi di fabbrica, i problemi della classe operaia. Altri, ancora, partecipavano alle manifestazioni di rinascita solo per farsi vedere, ma ai problemi della gente e delle zone, della provincia o del Paese, preferivano contrapporre un lavoro di tipo clientelare a base di “cene” all’insegna del “mi goga, ti goga”.

ECCO UN BREVE CALENDARIO RIASSUNTIVO DELLE PRINCIPALI INIZIATIVE REALIZZATE DAL 1950 AL I965


Marzo 1950 Costituzione dell’Alleanza Contadina Braidese. Pres. Francesco Brizio;

segretario Gino Borgna.

1 Giugno 1953 Elezioni politiche con buona affermazione delle sinistre.

18 giugno 1953 L’On. Giolitti (P.C.I.) scrive su LA VOCE: “prospettive dopo la vittoria”

Settembre 1953 Segretario del comitato regionale piemontese del P.C.I. era il Sen. Celeste Negarville, arriva dalla Calabria il compagno Paolo Cinanni e viene nominato Vice segretario del C.R. Cinanni aveva fatto la Resistenza in Piemonte e a Cuneo. In Calabria aveva condotto le lotte per la rinascita del Mezzogiorno e le cruente battaglie dell’occupazione delle terre dei latifondisti.


INIZIA NEL CUNEESE LA POLITICA DI RINASCITA


All’inizio dell’anno 1953 il comitato Reg. del P.C.I. invia presso la Fed. Di Cuneo del P.C.I. la compagna Mila Montalenti che rimarrà fino al 1963.

La compagna Montalenti era preparata, capace, molto attiva e sensibile. L’aiuto che ha dato alla Fed. comunista e al movimento di rinascita cuneese è stato grandissimo e prezioso soprattutto sul piano qualitativo.

Nelle varie zone della provincia (montagna, collina e Langhe) si costituiscono i comitati per la rinascita.


Marzo 1953 A Pradleves si costruisce, con uno sciopero alla rovescia, la strada per togliere la frazione Cialancia dall’isolamento.

Ottobre 1953 L’On. Giolitti presenta la sua proposta di legge: “4 miliardi per le strade della provincia Granda”.

15 Novembre 1953 – 3 Gennaio 1954 Politica di rinascita in valle Po.

22 Novembre 1953 Politica di rinascita in valle Tanaro.

6 Marzo 1954 Convegno di Garessio sulla utilizzazione delle acque del Tanaro a scopo energetico, irriguo e potabile.

Pres.: Vittorio Foa, Giorgio Veronesi, Antonio Giolitti, Tullio Benedetti, Pino Bianconi.

Organizzatori: Lucia Canova, Carlo Briatore,Gino Borgna.

13 - 14 marzo 1954 4° congresso Fed. P.C.I. (Segr. Mario Crosetti).

Pres.: Luigi Longo, Celeste Negarville.

27 - 28 Aprile 1954 Convegno Arco Alpino a Torino

Da Cuneo partecipa una delegazione di 150 montanari.

Organ.: Gino Borgna, Mila Montalenti, Mario Lanzo, Dado Toselli, Gianni DeMatteis (tra gli ospiti: Ego Bianchi, Mike Berra).

Luglio 1954 Conferenza economica di Bra (Segr. Tino Conte).

Organ.: Prunotto, Barelli, Borgna, Brizio, Fissore, Corsetti, Panero.

Pres.: On. Giolitti.

Luglio 1955 Conferenza Economica di Mondovì (Segr. G. Negro).

Pres.: Pensati.

Organ.: Giaccone, Beccaria, Borgna.

Settembre 1955 Conferenza Economica di Saluzzo (Segr. Gilio).

Pres.: On. Giolitti, Bianconi, Sparla.

Organ.: W. Botto, Rossi, Capellaro, Gilio, Luigina Grivetto, Elvira Marescotto, Borgna, Montalenti, Prunotto, Panero.

4 Luglio 1955 Hotel Savona di Alba:1° Incontro di lancio della politica di rinascita delle Langhe.

Organ.: Sergio Corino, DeMaria, Cinet, Pinot Gallizio.

31 Agosto 1955 Hotel Savona di Alba: 2° Incontro per la politica di rinascita nelle Langhe e nel Monferrato.

Partecipano rappr. di Asti, Alessandria, Casale, Attilio Martino e M. Romano con una delegazione della Valle Bormida.

Organ.: Prunotto, Corino, Borgna, Montalenti, Toselli, Aida Ribero, Achino.

Pres.: Giolitti, Pellegrino, Zonta, Giachino, Lingua, Welso Mucci, Felice Campanello, Pinot Gallizio, Beppe Fenoglio, G.Arpino, F. Serafini, D. Lajolo, R. Ratti, U. Bergli, Dott. Fenoglio di Camerana, Lil. Zonta, B. Mascarello.

2 ottobre 1955 Convegno dell’alta Langa a Murazzano

Pres.: On.A Giolitti.

Organ.: Gino Borgna e Vittorio Achino.

Partec.: Pellegrino, Mila Montalenti e Bianconi.

23 Ottobre 1955 Convegno zona dei Roeri a Canale D’Alba.

Pres.: On. Walter Audisio, V. Nazzari.

Organ.: Gino Borgna, Vittorio Achino.

Part.: Gianni DeMatteis, Mila Montalenti, Pino Bianconi, Eraldo Zonta.

25 Ottobre 1955 Convegno Bassa Langa a Dogliani.

Pres.: V. Nazzari e G. Borgna.

30 Ottobre 1955 Convegno Valle Bormida a Cortemilia (Levi, Don Sampò).

Pres.: On. Ronza, Attilio Martino, G. Borgna, P. Cinanni.

Organ.: Martino, Romano, Dotta, Achino, Toselli, Enrico Nervi, L. Fontana, G. Bardini, M. Montalenti, P. Biancani.

6 Novembre 1955 Al Cinema Corino di Alba Convegno per la rinascita delle Langhe e del Monferrato.

Pres.: On. A. Giolitti, G. Veronesi, P. Cinanni, On. O. Villa.

Organ.: Borgna, Prunotto, Corino, Toselli, Martino, Dotta, Achino, Giachino Panero, Sparla, Capellaro Viara , A. Ribero, M. Montalenti, G. Biancani, Dematteis, Tiengo, Giachino Manera, P. Ferro, T. Ferro, Albertino, F. e G. Boeri, E. e M. Ferrero, Boschis, Patrito, Panero, Sparla.

Part.: Mucci, Frau, Roberto,Torrengo, Boeris, Ravotti, Marchetti, G. Oddero, R. Ratti, Arpino, Gallizio, Fenoglio, Bombardi, Cencio, Cinet, Nada, N. Scaglione, S.Core, Pellegrino, Zonta, Cipellini, G. e B. Mascarello, A. Rivera, E. Azzi, L. Zonta, Chiodi, Campanello, U. Bergui, Dott. Fenoglio, R., Molinari, M.ontezemolo di La Morra.

6 Novembre 1955 Ad Alba al pomeriggio si costituisce l’Associazione Autonoma Contadini delle Langhe.

Vengono eletti: Pres. Amilcare Giachino.

Segr. Gino Borgna.

Marzo 1956 Convegno della Valle Bormida a Gorzegno.

Pres.: On A. Giolitti.

Organ.: A. Martino, M. Romano, A. Dotta, V. Achino.

25 Maggio 1956 Convegno interprovinciale ad Asti per lanciare le lotte contadine (passeggiate dimostrative).

Dalla Langa partecipa una delegazione con più di 100 viticultori (da Neive la ferrovia mette a disposizione apposite carrozze).

Pres.: Longo, Scotti del partito dei Contadini

6 Maggio 1956 1ª passeggiata dimostrativa a Neive

Pres.: On. A. Giolitti, P. Cinanni.

Organ.: Gino Borgna, A. Ribero, P. Biancani, Prunotto, Toselli, Martino, DeMatteis, Giachino, Corino, Manera, T. Ferro, Albertino.

12 Maggio 1956 1ª marcia su Cengio partenza da Cortemilia.

Contro i fumi e l’inquinamento della Montecatini (ACNA).

Per la rinascita della Valle Bormida.

Pres.: On. A. Giolitti, Calandrone segret. Camera del lavoro di Savona

Atmosfera da stato di assedio, Borgna e Prunotto sono costretti a reperire 2 pullman a Varazze per Oropa.

Organ.: Martino, Montalenti, Romano, Achino, Gogna, Dotta ecc.

23 Luglio 1956 Passeggiata dimostrativa a Vinadio (Valle Stura) con carri e muli per la rinascita e contro le centrali private che rubano l’acqua alle popolazioni e ai Comuni.

Organ.: Mila Montalenti, Borgna, Panero, Lanzo, DeMatteis.

9 Settembre 1956 Grande giornata di lotta che investe 40 comuni della Langa e della Valle

Bormida.

Sono mobilitati i Parlamentari di vari partiti, partecipano importanti gruppi di iscritti alla Coldiretti con alcuni dirigenti (Ravotto ecc…), molti del partito dei contadini.

Sono presenti tutti i dirigenti provinciali del P.C.I., deL P.S.I., del P.S.D.I., del P.R.I., delle organizzazioni sindacali (escluso l’estrema destra). Tutti i più bei nomi della cultura Cuneese, delle Langhe del Monferrato sono presenti.

A Gallo Grinzane un gruppo di contadini è entrato in combutta con le forze dell’ordine che minacciavano di picchiare i dimostranti; ci sono stati arresti e il processo al Tribunale di Alba.

23 Settembre 1956 Passeggiate dimostrative a Vinadio e a Demonte contro la grave crisi che colpisce l’economia montana.

I montanari non trovano a vendere le patate.

In seguito alla lotta, il Governo decide di comprare le patate invendute per darle all’Esercito.

Il Consorzio Agrario viene incaricato di gestire l’ammasso.

Organ.: M. Montalenti, G. Dematteis, M. Lanzo, D. Toseli, G. Borgna.

Ottobre 1956 Convegno della Valle Bormida a Gorzegno.

Pres.: On. Giolitti, On. Audisio, Cinanni.

Organ.: Martino, Dotta, Romano, Fontana, Bardini, Nervi.

3 Novembre 1956 2ª marcia su Cengio (da Cortemilia).

Pres.: On. Giolitti, P. Cinanni, G. Borgna, Martino, Dotta, Prunotto, Romano, Montalenti, Achino, Paulasso: ARIETE che con la puzza sfonda i posti di blocco eretti dalle forze dell’ “ordine”.

Questa manifestazione si svolge mentre infuriano i fatti di Ungheria.

18 Novembre 1956 5° Congresso Prov. e 8° Congresso Naz. del P.C.I. caratterizzati dalla crisi “Giolitti”.

31 Marzo 1957 Convegno a Vinadio sui problemi della Valle Stura.

Pres.: Bianconi, Borgna.

Organ.: M. Montalenti e G. DeMatteis.

14 Aprile 1957 Giornata di lotta in Valle Bormida.

Contro l’inquinamento, perché l’ACNA paghi i danni e per la rinascita della Valle.

A Gorzegno la lotta si fa cruenta a causa di provocatori.

60 Contadini e alcuni dirigenti sono denunciati, al Processo il tribunale di Alba li assolve.

Organ: Martino, Dotta, Romano, Biancani.

28 aprile 1957 Passeggiata dimostrativa a Neive.

Le rivendicazioni principali sono:

Pensione ai C.D.; Abolizione del dazio sul vino; Leggi vinicole a tutela della qualità, contro le sofisticazioni; Fondo di Solidarietà contro la grandine.

Pres.: On. Giolitti,On. Audisio, Davide Lajolo, Cinanni, Biancani.

Organ.: Borgna, A. Ribero,M. Montalenti, Prunotto,Giachino ecc.

Il poeta Welso Mucci ha portato da mezza Italia i suoi AMICI scrittori, poeti, pittori, ecc… Sono presenti Gallizio,Levi Serafino, R. Ratti, Oddero, Fenoglio, Arpino, Mascarello, Rivera. Milan ha portato una delegazione di operai della FIAT di Torino. Camilla Rovano ha portato una delegazione di montanari da Barge. Martino ha portato una delegazione dalla Valle Bormida.


I contrasti con l’On. Giolitti si fanno sempre più preoccupanti; i contrasti non investono solo la politica del P.C.I. in generale, ma ora si discute anche sul modo di condurre le lotte. Giolitti non è più d’accordo che con le passeggiate si blocchino le strade.

I compagni di Cuneo cercano in tutti i modi di trovare l’accordo con il compagno Giolitti; difatti si impegnano a fare in modo che le passeggiate dimostrative non blocchino la circolazione sulle strade.


12 Maggio 1957 Passeggiata dimostrativa a Barge, in valle Po.

La passeggiata si è svolta nel pieno rispetto di quello che Giolitti aveva chiesto. È stata l’ultima passeggiata dimostrativa in provincia di Cuneo.

Pres.: On. Giolitti, Ludovico Gejmonat, avv. Cogo.

Organ.: Borgna, Romano, Prunotto, Martino, Montalenti, Biancani, Lanzo, Dematteis, Toselli, Corino, Camilla Rovano.

4 Agosto 1957 Dimissioni dell’On. Giolitti dal P.C.I.

24 Novembre 1957 2° convegno interprovinciale ad Alba sui temi della rinascita e sui problemi vitivinicoli. A Ottobre si è ottenuta l’abolizione del dazio sul vino e la pensione ai coltivatori diretti; tra le rivendicazioni più sentite c’è la legge sul fondo di solidarietà contro la grandine e le calamità, e le leggi a tutela del vino e contro le sofisticazioni. Inoltre si rivendica l’approvazione della proposta di legge Giolitti a favore dell’Amministr. Prov. Per le strade e la proposta di legge Bubbio per l’acquedotto delle Langhe.

Pres.: On. Audisio, On. Lajolo, Cinanni, Biancani, Oddino Bo.

Organ.: Borgna , Martino, Prunotto, Montalenti, Corino, Toselli, Tiengo, P. Gallizio, B. Fenoglio, R. Ratti, Dott. Fenoglio, N. Scaglione, B. Ferrarsi, R. Molinari, S. Core, B. Mascarello.

16 giugno 1959 Borgna gravemente ammalato viene trasferito a Mondovì dove costituisce il centro zona del monregalese e della Valle Tanaro. Ad Aprile del 1960 sarà operato a Roma.

Anche Amilcare Giachino lascia la Langa e si trasferisce a Cuneo


La direzione dell’Ass. Auton. Contadini delle Langhe viene assunta da Audenzo Tiengo, che faceva già parte della Segreteria.


Gennaio 1961 Finita la politica di rinascita; Biancani che dall’autunno del 1955 era segretario della Fed. Prov. del P.C.I. a Cuneo, viene sostituito da Giovanni Nestorio.

Nella Langa rimane Attilio Martino (che era responsabile del centro zona delle Langhe del P.C.I. ed era entrato a fare parte della commissione nazionale di organizzazione del P.C.I.

Finalmente la Camera Conf. del Lavoro di Cuneo si è decisa a mandare un funzionario a dirigere la Camera del Lavoro di Alba e delle Langhe (Franco Angeloni).

Mucci lascia la direzione del settimanale LA VOCE e viene sostituito da Oronzo Tangolo e qualche tempo dopo anche Mila Montalenti deve tornarsene a Torino.

Bisogna ricordare che dopo i fatti di Ungheria, anche i rapporti tra P.C.I. e P.S.I. si sono fatti più difficili. Su ogni questione si cercavano pretesti per marcare posizioni differenti. Tanto per fare un esempio: Achino voleva che l’ass. Auton. Contadini delle Langhe cambiasse nome; per mantenere unito il movimento si accettò la proposta e divenne Alleanza dei Contadini della Langa..

L’Associazione nel 1960 contava 850 aderenti.

A Cuneo aveva sede l’Alleanza Prov. Dei Contadini che era diretta da Gianni. DeMatteis e Vittorio Achino.


BREVE CENNO STORICO DELL’ALLEANZA DEI CONTADINI.


Il 3 Dicembre 1954 in un convegno a Roma venne proposta, dal Sen. Ruggero Greco, la costituzione dell’Alleanza Naz. Dei Contadini per staccare i contadini autonomi (coltivatori diretti, affittatoli ecc…) dalla Confederterra che organizzava in prevalenza salariati, braccianti, mezzadri, boari a dar fatto, servitori di campagna ecc…

In questa circostanza vi fu un interventi di Gino Borgna (Ass. Prov. Coltivatori diretti di Cuneo) che fu molto apprezzato da Greco nel corso del discorso conclusivo. Borgna proveniva da una provincia popolata di piccoli, medi, grandi proprietari coltivatori diretti e sentiva l’esigenza di una nuova politica agricola fondata sulla difesa della proprietà coltivatrice.

Nel Maggio 1955; si è costituita a Roma l’Alleanza Naz. dei Contadini e Ruggero Grieco è stato eletto Presidente. Nel discorso d’investitura Grieco dirà la celebre frase: “MI AVETE ELETTO PRESIDENTE DI UNA GRANDE IDEA”.


Febbraio 1962 1° Congresso dell’Alleanza Nazionale. Presidente Sen. Emilio Sereni.

Alleanza Prov. Dei Contadini di Cuneo


7 Marzo 1965 Cuneo salone A.N.P.I. Borgna Achino

7 Marzo 1969 Caraglio Borgna Panero

9 Marzo 1974 Cuneo salone Provincia Riba Pres. Falco Segret.

Con il 1961 inizia una nuova fase di lavoro nelle campagne cuneesi: organizzatori sono le Associazioni di Categoria che agiscono coordinate dall’Alleanza dei Contadini.

L’anno 1958 ha segnato significativi successi nelle valli alpine e nelle Langhe. A Neive il 5 ottobre 1958 si è aperta la cantina sociale di Neive che operò per qualche anno con slancio e grande impegno sociale. Poi vi fu chi operò contro e la fece fallire (non certo i soci e gli amministratori). L’11 Settembre vi fu il processo ad Alba che sanzionò il fallimento (condannando gli amministratori).


Il 1° Febbraio 1959 Convegno in Valle Bormida.


La lotta continua per ottenere il fondo di solidarietà e le leggi vinicole a tutela del prodotto e contro le sofisticazioni.

Il 23 Settembre 1964 inizia (sul mercato di S. Stefano Belbo) LA GUERRA DEL MOSCATO.

L’uva moscato è quella che apre la vendemmia (il nebbiolo la chiude) è un uva delicatissima che quando è vinificata crea problemi.

Il vino moscato tende a produrre residui in bottiglia, sicché è difficile da rendere commerciabile.

La Scienza è riuscita a risolvere il problema inventando la spumantizzazione.

Ma si tratta di apparecchiature costose e gigantesche che il contadino non può avere, così si sono costituiti i grandi stabilimenti (Martini, Gancia, Cinzano, Riccadonna e una decina di altri).

Questi industriali pagavano le uve moscato ai contadini viticultori a prezzi sempre meno remunerativi approfittando della posizione privilegiata di cui disponevano. Di fronte all’arroganza, alla prepotenza, alle umiliazioni un giorno (il mercoledì 23 Settembre 1964) la rabbia ha preso il sopravvento e cosi è stata “guerra”; guerra senz’armi naturalmente, ma guerra per vedere rispettate persone “nobili” dedite al lavoro e alla pace.

Dopo cinque anni anche questa guerra è finita con soddisfazione dei viticultori e, sia pure con un poco di amarezza, anche della loro controparte.

LEGGI OTTENUTE CON LE LOTTE DI RINASCITA


Nel decennio preso in esame le lotte contadine si sono svolte in tutta Italia. La provincia di Asti ha dato un grande contributo così pure le province di Alessandria e di Cuneo. Non sono state lotte inutili, basti vedere le conquiste conseguite.

Ecco le leggi approvate:


G. M. ANNO legge N° titolo delle leggi approvate


25 7 1952 991 A favore dei territori montani

22 11 1954 1136 Mutua ai coltivatori diretti

20 10 1957 Abolizione del dazio sul vino

26 10 1957 1047 Pensione ai coltivatori diretti

2 6 1961 454 1° piano verde

12 6 1962 562 Sull’affitto agricolo

7 7 1963 930 Denominazione d’origine dei vini

22 9 1964 756 Legge sulla mezzadria (8%)

12 2 1965 162 Contro la sofisticazione dei vini

26 5 1965 590 Mutui 40° ai coltivatori affittatoli

27 10 1965 910 2° piano verde

25 5 1970 364 Fondo di solidarietà contro le calamità

atmosferiche e la grandine.


Nell’anno 1968/’69 la Regione Piemonte ha disposto la promozione della convocazione delle parti (consorzio produttori moscato, industriali e Cantine Sociali) e organizzazioni sindacali dei viticultori, cooperative e consorzi e la trattativa tra le parti con la mediazione del rappresentante della regione.

La Convocazione avviene molto prima della vendemmia onde evitare che i viticultori cadano sotto la mannaia dell’accettare per forza maggiore le condizioni della controparte.

Da quando avviene la trattativa in questo modo i prezzi sono lievitati facendo uscire il settore dalla crisi e dalla miseria oggi i prezzi che si realizzano sono dignitosi.

Ormai è divenuta consuetudine e ogni anno i prezzi vengono fissati con l’accordo tra le parti.

Negli anni ‘60 è stata approvata la legge Giolitti che ha stanziato 4 miliardi per le strade della provincia di Cuneo.

Negli anni 60 è stata approvata la legge Bubbio che ha consentito di realizzare l’acquedotto delle Langhe.




(1957)


ASSOCIAZIONE CONTADINI DELLE LANGHE.


CONTADINI DELLE LANGHE, SCENDETE TUTTI AL 2° CONVEGNO DI ALBA!


DOMENICA 24 NOVEMBRE – ORE 10


PIAZZA SAVONA – ALBA


CALENDARIO DELLA RINASCITA


6 NOVEMBRE 1955 – Ha luogo il «1° CONVEGNO DI ALBA PER LA RINASCITA DELLE LANGHE E DEL MONFERRATO». Sotto il motto «Uniti si vince sempre», i contadini si impegnano a lottare per l’ABOLIZIONE DEL DAZIO SUL VINO, per LA PENSIONE e per costringere il governo ad affrontare i grandi problemi per la Rinascita delle Langhe e per la difesa della piccola proprietà.


6 MAGGIO 1956 – Nella zona di Neive e nell’astigiano si snodano, tra le colline, le prime «PASSEGGIATE DIMOSTRATIVE». Migliaia di contadini con le intere loro famiglie, i buoi, i carri, i trattori scendono sulle strade a chiedere giustizia. Inutilmente la polizia tenta di impedire le passeggiate. La Costituzione dà ragione ai contadini che sono liberi di «circolare» e di «riunirsi».


12 MAGGIO 1956 – Oltre 1.500 contadini della Valle Bormida si radunano davanti all’A.C.N.A. Montecatini di Cengio. Chiedono che vengano risarciti i danni causati alle colture dall’inquinamento delle acque del Bormida. Il direttore, con disprezzo, apre la finestra e domanda: «Che danni? Io vedo tutto verde!». Ma è uno scherzo di cattivo genere che i contadini non gli perdoneranno.


9 SETTEMBRE 1956 – Le «PASSEGGIATE» si estendono a 30 Comuni delle Langhe e della Valle Bormida. Diecimila contadini sono in movimento. I Sindaci sono quasi tutti dalla parte dei contadini e presenti alle manifestazioni. Le autorità provinciali sono preoccupate. Perfino la Democrazia Cristiana provinciale invoca il governo perché faccia qualcosa. Ma il governo democristiano si ostina, nella sua caparbietà, a non concedere nulla.


3 NOVEMBRE 1956 – Da tutti i Comuni della Valle Bormida i contadini scendono di nuovo a Cengio. Il direttore non si sente più così sicuro come la prima volta e accoglie le rivendicazioni, promettendo di parlarne alla direzione della Montecatini.


14 APRILE 1957 – Il governo e le autorità provinciali non fanno che delle parole. Si ripetono le «PASSEGGIATE» in Provincia di Cuneo, di Asti e di Alessandria. I contadini sono decisi a tutto. A Gorzegno restano sulla strada fino a notte; ritirano i buoi e accendono dei fuochi di legna per ripararsi dall’aria gelida. Staranno sulla strada finché non avranno precise promesse. Le autorità provinciali sono stavolta seriamente allarmate. L’Amministrazione provinciale minaccia di dimettersi se il governo non farà qualche cosa.


28 APRILE 1957 – Intanto i montanari della Valle Stura e della Valle Po si uniscono alla lotta. Essi non riescono a vendere i loro prodotti, le loro patate, la frutta. Vivono nella più nera miseria. I monopoli elettrici li hanno derubati dell’acqua di irrigazione. Il governo si è dimenticato della montagna.


1957 in Italia – In parecchie regioni d’Italia decine di migliaia di coltivatori diretti e di viticultori hanno seguito l’esempio delle «PASSEGGIATE ». Vi sono dure lotte. I contadini in miseria di S. Donaci, nelle Puglie, vengono brutalmente assaliti dalla polizia. Tre di essi sono uccisi. A Marsala si riuniscono 4.000 viticultori e 100 Sindaci per chiedere l’ABOLIZIONE DEL DAZIO SUL VINO. La Giunta Regionale Siciliana approva l’abolizione del dazio, ma il governo democristiano (quello che oggi si vanta nelle Langhe di aver tolto il dazio) interviene e impedisce che venga applicato il provvedimento.


AGOSTO 1957 – I contadini hanno una prima grande vittoria: VIENE APPROVATA LA LEGGE SULLA PENSIONE.


29 SETTEMBRE 1957 – La Camera ha già approvato l’abolizione del dazio sul vino, ma la Commissione Finanze e Tesoro presieduta dall’on. Bertone (senatore democristiano della nostra provincia), fa delle rigide proposte contro l’abolizione ed ogni alleggerimento del dazio. Manifestazioni e comizi di protesta si tengono in diversi Comuni delle Langhe. A Roma arrivano centinaia di telegrammi di protesta.


26 OTTOBRE 1957 – I contadini raggiungono finalmente il loro scopo: È APPROVATA L'ABOLIZIONE DEL DAZIO SUL VINO.


24 NOVEMBRE 1957 – I contadini delle Langhe scenderanno al 2° CONVEGNO DI ALBA per festeggiare questi successi e per riconfermare la loro volontà di unità e di lotta. Infatti gli impegni del governo non bastano ancora. Ci vogliono i fatti! Bisogna costringere il governo ad applicare le due leggi sulla pensione e sul dazio con giustizia e con decorrenza dal 1° gennaio 1958. Bisogna costringere il governo ad affrontare gli altri grandi problemi per la rinascita delle nostre colline e per la difesa e lo sviluppo della piccola proprietà. Primi tra essi:

DANNI DEL MALTEMPO;


TUTTI DOMENICA AD ALBA!


UNITI SI VINCE SEMPRE!







REPUBBLICA ITALIANA


IN NOME DEL POPOLO ITALIANO


Il pretore di Bra


Ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa penale contro


Brizio Andrea di Francesco e di Gullino Caterina nato il 30/11/1911 a Bra e ivi residente


Frati Giuliano di Riccardo e di Pagani Irma nato il 14/1/1930 a Parma e residente a Bra


BORGNA LUIGI di Pietro e di Sonia Caterina nato il 10/10/1923 a Mondovì e ivi residente detenuto carceri militari Torino


Belcanto Domenico di Francesco e di Zorgniotti Giuseppina nato il 9/4/1931 a Bra e ivi residente


IMPUTATI


Del delitto p. e p. degli art. 110-508 pp. C.P. per avere il 22/3/1950 in Bra, in concorso con loro, allo scopo d’impedire il normale svolgimento del lavoro, invaso l’Azienda Industriale FIMET di Bruno Marco.


OMISSIS


Visto ed applicato l’art. 479 C.P.P. assolve Brizio Andrea di Francesco, Frati Giuliano di Riccardo, BORGNA LUIGI di Pietro e Belcanto Domenico di Francesco dalla imputazione loro ascritta in epigrafe trattandosi di persone non punibili perché il fatto non costituisce reato.

Così deciso in Bra il 14 marzo 1951.


Il pretore F/to Cosentino Il Cancelliere F/to Ravinale


Per estratto conforme all’originale


IL CANCELLIERE


Sent. n. 79 del 11/10/1951


REPUBBLICA ITALIANA


IN NOME DEL POPOLO ITALIANO


Il Tribunale Civile e Penale di ALBA

Sezione


Sedenti gli Illustrissimi Signori Dottori


BIANCO-CRISTA Dott. Lodovico Presidente


BURAGGI Dott. Lodovico Giudice


VITIELLO Dott. Raffaele Giudice


ha pronunciato la seguente


SENTENZA


nella causa penale contro


1°) BRIZIO Andrea di Francesco e di Gullino Caterina nato il 30 novembre 1911 a Bra, ivi r residente, LIBERO, PRESENTE


2°) FRATI Giuliano di Riccardo e di Pagani Irma nato il 14 gennaio 1939 a Parma, residente a Bra,

LIBERO, PRESENTE


3°) BORGNA Luigi di Pietro e di Somà Caterina nato il 10 ottobre 1923 a Mondovì residente a Bra

trattoria Cannone d’oro – ora detenuto nelle carceri militari di Peschiera, PRESENTE


4°) BELCANTO Domenico di Francesco e di Zorgniotti Giuseppina nato il 9 aprile 1931 a Bra, ivi

residente, LIBERO, PRESENTE


APPELLANTE IL P.M.


da sentenza del Pretore di Bra in data 14 marzo 1951 con la quale tutti gli imputati venivano assolti dalla imputazione loro ascritta, perché il fatto non costituisce reato.


QUALI IMPUTATI


del delitto p. e p. degli art. 110-508 pp. Cod. Pen., per avere il 22 marzo 1950 in Bra, di concorso fra di loro, allo scopo di impedire il normale svolgimento dei lavori, invaso l’Azienda Industriale FIMET di Bruno Marco.



In esito all’odierno orale pubblico dibattimento; Intesa lettura degli atti; Sentite le richieste della parte appellante e cioè il P.M.; Sentita la difesa degli imputati, che ebbe, cogli stessi, per ultima la parola.



RITENUTO


Il mattino del 22 marzo 1950, verso le ore 7, il segretario della Camera di Lavoro di Bra, Prunotto Giuseppe, avendo ricevuto comunicazione dalla sezione provinciale di Cuneo della Confederazione del Lavoro che era stato proclamato lo sciopero per detto giorno, incontrava i componenti del locale organo esecutivo, fra cui il Borgna Luigi, ispettore della Confederazione del lavoro, Brizio Andrea e Frati Giuliano, e li incaricava di portare la suddetta comunicazione a notizia delle commissioni interne dei vari stabilimenti industriali della città.

Il Borgna Luigi, accompagnato da Belcanto Domenico, casualmente incontrato per strada, si recava allo stabilimento della società Fimet, ove pure, quasi contemporaneamente, si recavano il Brizio e il Frati. Siccome già in gran parte gli operai erano entrati nello stabilimento per iniziare il lavoro, il Borgna si rivolgeva al custode Randazzo Giovenale, che si trovava davanti alla portineria sita nell’interno del cortile presso il cancello di ingresso, che era aperto, chiedendo […]



Tribunale Militare Territoriale di TORINO


BORGNA Luigi di Pietro e di Somà Caterina, n. il 10/10/1923 a Mondovì e ivi residente – Via Oderta n. 22 – celibe – alfabeta – operatore cinematografico e apprendista meccanico – incensurato – iscritto nel Compartimento Marittimo di Imperia – detenuto al C.G.Mil. di Torino dal 28/3/1951


IMPUTATO


del reato di cui agli art. 213 – 214 CMP in relazione all’art. 266 – I p. e 266 n. 3 C.P. perché il 21/1/1951 in Ruffia (Cuneo) mediante un pubblico comizio tenuto in quella piazza partecipava un centinaio di persone tra i quali diversi giovani – istigava i seguenti militari in congedo illimitato a violare i doveri inerenti alla disciplina militare e al loro stato inducendoli a respingere le cartoline di preavviso di destinazione emesse e recapitate dai rispettivi D.M., che dagli stessi si faceva consegnare e precisamente da: Bertola Giuseppe di Antonio, Cardona Alberto fu Francesco, Granero Francesco fu Giovanni, Lanzetti Domenico di Giovanni, e Tortone Biagio di Giuseppe; e nello stesso comizio, dallo stesso organizzato e diretto, con veementi parole approvava la condotta di coloro che quelle cartoline già avevano respinto ai D.M. di provenienza.


Torino, 13 Aprile 1951 IL SOST. PROC. MILITARE

T. Col. G. B. Cavalcaselle


TESTIMONI DEL […].M.


  1. Maresciallo Capo CC. Berruto Giuseppe – Stazione di Cuneo

  2. V. Brig. CC. Montepeloso Donato – Staz. Di Cuneo

  3. Fenoglio Franco di Giuseppe cl. 1927

  4. Bertola Giuseppe di Antonio – cl. 1926 – residente a Ruffia, Via Arimondi 12 – bracciante

  5. Cardona Alberto fu Francesco – cl. 1927 – residente a Ruffia, Via Cavour 4 – bracciante

  6. Granero Francesco fu Giovanni – cl. 1927 – residente a Ruffia, via Cavallermaggiore n. 4 – bracciante

  7. Lanzetti Domenico di Giovanni – cl. 1927 – res. a Ruffia. Via S. Pellico 10 - bracciante

  8. Tortone Biagio di Giuseppe – cl. 1926 – res. a Caramagna P/te Cascina Ricavezza. Boaro

  9. Brigadiere a p. dei CC. Sarena Ezio comandante la Stazione CC. Di Scarnafigi (Alessandria)


Torino, 13 Aprile 1951 IL S. PROCURATORE MILITARE

T. C. Cavalcaselle G B.



COMANDO

CARCERE GIUDIZ. MILITARE PRINCIPALE

PESCHIERA DEL GARDA


N. 676/Pr/ di prot. Peschiera, lì 27 Febbr. 1952


OGGETTO: BORGNA Luigi di Pietro – cl. 1923 – Capit. Porto Imperia.


AL COMANDO STAZIONE CARABINIERI MONDOVI’ PRINC.

(Cuneo)

e, per conoscenza:


ALLA PROCURA MILITARE DELLA REPUBBLICA

presso il Tribunale Militare Terr. le di

(rif. Ord. Scarsc. N. 10279/51/RG del 26 c.m.) MILANO


ALLA PROCURA MILITARE DELLA REPUBBLICA

presso il Tribunale Militare Terr. le di

(rif. f. n. 1434 dell’8.3.949 del C.S.M.P) VERONA


AL COMANDO STABILIMENTI MILITARI DI PENA

- Comando in 2° - GAETA


ALLA CAPITANERIA DI PORTO DI IMPERIA



In data 21 aprile 1051, proveniente dal Carcere Militare Giudiziario di Torino, venne qui tradotto il nominato in oggetto siccome imputato del reato di istigazione di militari a disobbedire alle Leggi.

[…] in data 23.5.1951 condannò il BORGNA alla pena di anni UNO e gg. 14 di R.M. – Contro tale sentenza il BORGNA impugnò ricordo al Tribunale Militare Supremo che con sua sentenza 6.10.1951 annullò quella precedente del T.M.T. di Milano e rinviò allo stesso Tribunale per nuovo esame in ordine alla mancata concessione dell’attenuante di cui agli art. 311 e 62 n. 1 del C.P. – In data 26.2.1952 il Tribunale Militare Terr. le di Milano con nuova sentenza ha ridotto la pena originaria inflitta al detenuto a mesi OTTO e gg. NOVE di R.M. trasformata in reclusione ordinaria.

Pertanto il medesimo in data odierna viene scarcerato ed avviato al suo domicilio, non avendo obblighi militari.

Si prega di voler restituire, completati del visto arrivare, i documenti di viaggio del Borgna.

Al Comando degli Stabilimenti Militari di Pensa si trasmette allegato il fascicolo personale del detenuto, contenente:


IL COMANDANTE in s.v.

Capitano Vincenzo Volterri




MANDATO DI COMPARIZIONE

(Art. 251 261 C. P. P.)


TRIBUNALE DI CUNEO


Noi Dr. Vincenzo Nicosia, Giudice Istruttore del TRIBUNALE di CUNEO

Visti gli atti nel procedimento a carico di


1°) BOMBARDI AMILCARE, nato a Cuneo il 4-9-1934, res. in Alba, Piazza Risorgimento n°5;

2°) BONGIOVANNI GIANCARLO, nato in Alba il 6-7-1939, ivi res. via dei Mille n°3;

3°) CROSIO GIOVANNI, nato a S. Jean de Maurienne (Francia) il 19-10-1928 res. ad Aisone via Roma n° 4;

4°) MARTINO LEOPOLDO, nato a Ceva il 9-9-1928 res. in Alba via De Amicis nr. 2 bis;

5°) ANGELONI FRANCESCO, nato a Carrara il 29-9-1931 residente a Mondovì, via Rosa Covone n°15, sindacalista:

6°) LAMANDRI LAZZARO, nato a Fossano il 15-3-1922 ivi residente via Matteotti 31;

7°) TIENGO AUDENZIO, nato a Ceregnano il 2-1-1934 res. in Alba, strada Croce n°1;

8°) BORGNA LUIGI, nato a Mondovì il 10-10-1923 res. in Cuneo via Bruno di Tornafort 10,

impiegato;

9°) BERTOLINO ROBERTO, nato a Mondovì il 2-12-1912 residente in Cuneo, via C. Boggio

n°26;

10°) QUARANTA MARIO, nato in Bordighiera (IM) il 18-8-1921, residente in Cuneo via Q.

Sella n °52, impiegato;

11°) RENZO LUCIANO, nato in Dronero il 5 dicembre 1930, res. in Alba via C. Battisti n°6;

12°) GIRAUDO GIORGIO, nato in Roccavione (CN) il 30-3-1894 res. in Cuneo – Via Dronero

n°2;

13°) CAPELLARO GIACOMO, nato in Saluzzo il 25-12-1909 ivi res. Via Mattatoio n°54;

14°) CHIARLE FRANCA, n. in Alba il 2 gennaio 1941 ivi res. Via Mandelli n°55;

15°) BARALIS GIANNI, n. Torino 6-4-1930 res. in Cuneo, C.so Galileo Ferraris n°24;


IMPUTATI


  1. del reato p. e p. dell’art. I e u.p. D. Legislativo 22/1/1948 n°66 3 110 C.P., per aver, in concorso tra loro e altre persone rimaste sconosciute, al fine di impedire od ostacolare la circolazione libera sulla via Vivaro di Alba ed al fine di ottenere l’astensione dal lavoro delle maestranze della ditta “Ferrero” di Alba, ostruito la strada medesima, mediante assembramento di persone, lanci di biciclette ed altri oggetti, ed abbassamento delle sbarre della linea ferroviaria, usando altresì violenza e minacce e cagionando lesioni lievi ad alcuni dipendenti della ditta suddetta, che intendevano recarsi al lavoro, nonché violenza sulle cose e cioè sui mezzi di trasporto trasportanti nella suddetta via. Con l’aggravante per tutti all’infuori della Chiarle Franca, prevista dall’art. 112 n°2 C.P., per aver diretto l’attività delle persone concorse nel reato pubblico;


  1. del quintuplice reato p. e p. dagli artt. 81 p.p. 110, 337, 339 opv. C.P., per avere, in concorso tra loro in numero di persone superiore a dieci, usato violenza al Tenente Marchiano Vincenzo, al Maresciallo Berlinghieri, al Brig. Stara al Cr. Meloni ed al C.re Russino, tutti della Tenenza Carabinieri di Alba, violenza consistente in percosse, spinte ed altri consimili atti, per opporsi ai suddetti p. ufficiali mentre costoro stavano compiendo un atto del loro ufficio, e cioè lo sgombero della via Vivaro di Alba da persone e da cose, al fine di ristabilire la circolazione interrotta a seguito degli stessi di cui sub a). Con la aggravante di cui all’art. 112 n°2 C.P., esclusa la Chiarle;


A tutti i sunnominati, inoltre, all’infuori della Chiarle:


  1. Il delitto di cui agli artt. 110-112 n°2, 635 opv. N°3 C.P., per avere in concorso tra loro e persone rimaste non identificate, danneggiato o istigato altri a danneggiare l’impianto di sollevamento e abbassamento delle sbarre del passaggio a livello, delle FS in via Vivaro, commettendo il fatto su cosa destinata a pubblico servizio e dirigendo l’attività delle persone concorse nel reato.


  1. Del molteplice delitto di cui all’art. 341 e art. 110-C.P., per avendo offeso l’onore dei pubblici ufficiali indicati sub b) in loro presenza e a causa e nell’esercizio delle loro funzioni, pronunciando al loro indirizzo frasi ed espressioni ingiuriose.


Reati commessi in Alba il 24-11-1960


Con la recidiva semplice per il Borgna (art. 99 C.P.)





CORTE D’APPELLO DI TORINO


DECRETO DI CITAZIONE PER GIUDIZIO DI APPELLO


DAVANTI LA CORTE


(Art. 517 C. P. P.)


Il Primo Presidente

DELLA CORTE D’APPELLO DI TORINO


Visti gli atti di procedimento penale


CONTRO


1) BOMBARDI AMILCARE, nato a Cuneo il 4/9/1934, RES.te. in Alba, Piazza Risorgimento N.5

2) BONGIOVANNI GIANCARLO, nato in Alba il 6/7/1939, ivi res. te VIA DEI MILLE N.3

LIBERO

3) CROSIO GIOVANNI, nato a S. Jean de Maurienne (Francia) il 19/10/1928 res. te TORINO VIA MAZZINI 26 presso Luigi MASNARI LIBERO

  1. MARTINO LEOPOLDO, nato a Ceva il 9/9/1928; res. te CUNEO, Via Quintino SELLA 15

LIBERO

5) ANGELONI FRANCESCO, nato a Carrara il 29/9/1931; res. te a Cuneo C. S. Santarosa presso Camera Lavoro N. 30 LIBERO

6) LAMANDRI LAZZARO, nato a Fossano il 15/3/1922 ivi res. te, via Poliengo N. 5.

LIBERO

7) TIENGO AUDENZIO, nato a Ceregnano il 2/1/1934 res. CUNEO, ovvero presso Federazione P.C.I., Via Stoppani N. 9 LIBERO

8) BORGNA LUIGI, nato a Mondovì il 10.10.1923 res. in Cuneo Via Tornaforte N. 10 (ovvero presso P.C.I.) LIBERO

9) BERTOLINO ROBERTO, nato a Mondovì il 2/12/1912, res. Cuneo, via Bersezio N. 43.

LIBERO

10) QUARANTA MARIO, nato a Bordighera il 18/8/1921, res. Cuneo via Dongiovanni N. 6.

LIBERO

11) RENZO LUCIANO, nato in Dronero il 5/12/1930, res. ALBA via C. Battisti 8 ovvero N. 6.

LIBERO

12) GIRAUDO GIORGIO, nato in Roccavione (CN) il 30/3/1894 res. Cuneo, Via Dronero

13) CAPELLARO GIACOMO

14) CHIARLE FRANCA, nata in Alba il 2/1/1941, ivi res. VIA MANDELLI N.5

15) BARALIS GIANNI, nato a TORINO il 6/4/1930 res. Cuneo, C.so Galileo Ferraris n°24;

TUTTI LIBERI


Appellanti


da sentenza 21 MARZO 1963 del TRIBUNALE DI ALBA che li dichiarava


COLPEVOLI


del reato p. e p. dall’art. 1-1° p. e u.p. D. Legge 22/1/1948 N. 66-110 C.P. con l’aggravante per tutti, all’infuori della CHIARLE FRANCA, prevista dall’art. 112 N.2 C.P..

concesse le attenuanti generiche (art. 62 bis C.P.) e dei motivi di particolare valore sociale (art. n. 1 C.P.) che dichiarava prevalenti sulle contestate aggravanti, e,


Condannava


il Borgna – tenuto conto della recidiva – alla pena di mesi sei di reclusione, tutti gli altri alla pena di mesi cinque e giorni dieci di reclusione ciascuno, e tutti in solido al pagamento delle spese processuali.

Concedeva a Bombardi, Dongiovanni, Crosio, Martino, Angeloni, Bramardi, Tiengo, Bertolino, Quaranta, Luciano, Girando, Capellaro, Chiarle e Baralis la sospensione condizionale della pena e la non iscrizione della condanna nel certificato del Casellario sotto le comminatorie di legge.

Visto l’art. 2 D.P.R. 24/1/1963 N. 5 dichiarava interamente condonata la pena inflitta al Borgna Luigi.

Concesse la attenuanti generiche che dichiarava prevalenti sulle aggravanti, dichiarava non doversi procedere per il delitto di oltraggio continuato, nei soli confronti dei carabinieri Russino Domenico e Meloni Annetto; così unificato e qualificati i capi di imputazione di cui alle lettere b) e d) della rubrica nonché per il delitto di danneggiamento per essere detti reati estinti per amnistia.

Ordinava la restituzione dei due copertoni da autopulman con relative camera d’aria alla ditta Ferrero e C. dei 3 copertoni da autovettura Fiat 500 con relative camere d’aria a Farina Carlo, dei due tronconi di traccia metallica per passaggio a livello alla Amm. Ne FF. SS. divisione impianti elettrici Trondo di Bra, tutti oggetti in sequestro costituenti il corpo di reato N. 1999.








PRETURA DI BRA


DECRETO PENALE

(Art. 506 C. p. p.)

Repubblica Italiana

In Nome del Popolo Italiano


Il Pretore del Mandamento di BRA


Visti gli atti del procedimento penale


CONTRO


Borgna Luigi di Pietro e di Somà Caterina nato il 10.10.1923 a Mondovì res. Cuneo


IMPUTATO


della contravv. Di cui all’art. 59 R.D.L. 8.12.1933 n. 1740 per avere circolato con una vespa con la targa non illuminata.

Accertata in Roreto il 10.8.56 ore 24.


Ritenuto che dall’esame degli atti e dalle investigazioni compiute emerge provato il fatto costituente violazione degli articoli suddetti.

Visto l’art. 506 Cod. proc. Pen. DICHIARA il suddetto colpevole del reato ascritto e lo


CONDANNA


alla pena di L. 20.000 (ventimila) di ammenda ed alle spese di procedimento e tasse decreto in L. 200.


Ordina che all’imputato sia notificato copia del presente decreto, con avvertimento che se entro cinque giorni dalla notifica non effettui presso la Cancelleria l’opposizione motivata e la richiesta di dibattimento, il decreto diventerà esecutivo.


Bra, li 6.12.56


IL CANCELLIERE IL PRETORE

f.to G. Ravinale f.to G. Ferri




PRETURA DI ALBA


PROCESSO N. 140/60


DECRETO DI CITAZIONE


Il Pretore di Alba Sez. Stacc. di Cortemilia visti gli atti processuali Contro BORGNA Luigi nato a Mondovì il 10/10/1923 residente in Alba c.so Langhe n. 94 – attualmente a Mondovì via S. Lorenzo n.8


IMPUTATO


di contravvenzione all’art. 663 bis Cod. Pen. In relazione alla legge 8.2.1948, per aver divulgato mediante affissione un manifesto senza l’osservanza delle prescrizioni di legge.

Accertato in Cortemilia il 9 gennaio 1959.


Visti gli articoli 406, 407 e 409 Cod. Proc. Pen.


ordina


la citazione a comparire all’udienza che si terrà da questa all’udienza che si terrà da questa Pretura posta in Cortemilia alle ore 10 del giorno 21.10.1960 per difendersi dalla soprascritta imputazione, con avvertimento che ha facoltà di riscontrare le cose sequestrate, di esaminare in Cancelleria gli atti e documenti ed ivi estrarne copia, se si hanno testimoni da far sentire si debbono presentare nella Cancelleria della Pretura le liste almeno tre giorni prima del dibattimento per farli citare o presentare al dibattimento stesso somministrare la altre prove a propria discolpa e con diffida che non comparendo si procederà in contumacia. (art. 498 e seguente Codice Proc. Pen.).

Nomina a difensore d’ufficio, salvo la facoltà di sceglierne un’altro di fiducia; il Sig. Avv. Mammana Francesco.

Manda pure a citarsi sotto le comminatorie dell’art. 144 C. P. P. i seguenti testimoni:


SANTINI Franco Maresciallo Com. Stazione CC. Di Cortemilia


Alba, li 20 settembre 1960


IL PRETORE IL CANCELLIERE



COMUNE DI BORGO S. DALMAZZO


Provincia di Cuneo



DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DI ATTO DI NOTORIETA'

(Art. 4 Legge 4-1·1968 n. 15)


L’anno millenovecentoottantotto addì quattro del mese di luglio in BORGO S. D.ZZO nella sede Comunale.

Avanti di me REFFORZO Liliana

Funzionario Incaricato

si è presentato il Sig BORGNA Luigi nato a Mondovì lì 10/10/1923 residente in BORGO S. DALMAZZO Via Piave n° 11 di profess. --- della cui identità mi sono accertato(1) conosc. personale




Dopo aver richiamato la persona suddetta sull’importanza della dichiarazione che sta per farmi e sulle pene sancite dall’articolo 496 del C.P.(2) in caso di mendaci dichiarazioni, ricevo quanto segue:


DICHIARO SOTTO LA MIA PERSONALE RESPONSABILITA’ che in data 8/9/1943 sono stato militare in Marina con la qualifica di cannoniere armarolo – ho prestato servizio presso il distaccamento di VILLAFRANCA (La Spezia); in data 9 settembre 1943 sono stato catturato dai Tedeschi invasori – riesco a fuggire rendendomi clandestino; nel novembre del 1943 sono in attesa di stabilire un contatto con GIORDANO Madella che è nei partigiani in Valle Casotto; i miei amici del rione Borgato si sono presentati in Municipio ed hanno ottenuto la tessera annonaria. Io invece rimango clandestino ma a casa non mi sento più sicuro, così mi reco nel boschi di Vicoforte da parenti che mi tengono nascosto. Verso la fine del gennaio 1944 vengo informato che, a seguito di delazione – sono ricercato.

Cerco rifugio nei pressi di Prà di Roburent. Qui trovo una squadra di partigiani a mi aggrego a loro: era il 2/2/1944 e la squadra era comandata da Mario CROSETTI e dipendeva da un reparto diretto dal Com. Mario BOGLIOLO delle formazioni del Mag. Enrico MARTINI (Mauri). IN seguito ad un aspro rastrellamento, riesco a portarmi a FONTANE poi a CORSAGLIA, quindi debbo riparare a Mondovì (18/3/1944).

Prendo contatto con Don Giuseppe BRUNO (mio assistente spirituale) e su suggerimento suo mi reco in Liguria da parenti dove, sempre clandestino,peregrinando tra Genova e Savona, rientro poi a Mondovì nel Giugno 1944.

Cerco di riprendere contatto con Don BRUNO ma non lo trovo più perché era andato a fare il Cappellano nelle formazioni partigiane RINNOVAMENTO (R.)

Prendo contatto con Sebastiano VINA] esponente delle formazioni R, e mi dedico ad azioni di propaganda partigiana. In questo periodo mi metto anche in contatto con mio cugino GREGORIO e Rita MARTINI CUNIBERTI, membri del Partito Comunista clandestino. In particolare con Rita MARTINI prendiamo contatto con elementi della Resistenza (Pietro SICCARDI) e altri; andiamo di notte a collocare materiale di propaganda in diversi punti della città. Vengo informato che Don Giuseppe BRUNO è stato arrestato e trasferito a TORINO.; anche Bastianin VINAJ è stato arrestato dal Tenente FARINA e viene torturato. A questo punto rimanere a casa diventa sempre più pericoloso.

Nel luglio del 1944, sotto mentite spoglie, mi occupo in una fabbrica di gazose – collaboratrice della Resistenza – e curo personalmente i rifornimenti di viveri ed armi ai partigiani per mezzo di un carro con cavallo della Ditta, collegandomi in particolare con Aldo MANFREDI (Cinolu) delle formazioni R e con VINAJ, tornato nel frattempo libero.

Nei primi giorni di dicembre 1944 vengo avvertito che i Tedeschi stanno per effettuare un grosso rastrellamento a Mondovì, ma non riesco ad evitare la cattura. I tedeschi mi portano a Piazzo, nella Caserma GALLIANO, in seguito mi trasferiscono alle scuole Trigari di Breo e mi mettono con i rastrellati di MONDOVÌ (20/12/1944); poi con altri 2000 prigionieri, veniamo deportati a Cuneo (a piedi). Dopo reiterati interrogatori, considerato “bandito”, sono trasferito con un’altra ventina di compagni in Via Barbaroux (un carcere gestito direttamente dai Tedeschi). Qui i prigionieri che ci avevano preceduti o erano stati fucilati oppure erano stati deportati in Germania nei campi di sterminio.

Su intervento del Vescovo di CUNEO e di altri (pare il Prefetto di Cuneo) siamo stati liberati in otto i primi giorni del Gennaio 1945, gli altri sono stati arruolati. Sono tornato a fare il “carrettiere”; ho subito un’incursione aerea e mi è stato ucciso il cavallo.

A questo punto gli amici del gruppo R. hanno ritenuto di utilizzarmi direttamente in formazione e mi hanno fatto raggiungere il reparto del Gruppo distaccato in Valle Maudagna, alle dipendenze di Marco ROSSETTI e del Com. Giovanni RANIERI. Sono giunto in questa squadra il giorno 11/1/1945.

Il giorno 20/3/1945 sono poi entrato a far parte della Brigata Mondovì in Valle Corsaglia che faceva parte della 14ª Brigata GARIBALDI – SULCIS – comandata da Kin (Fiorina) da Manforte.

Qui ho trovato di nuovo a capo squadra Mario CROSETTI, commissario era Aldo PEJRONE e comandante il Geom. Giovanni BISIO. Con questa formazione partigiana ho preso parte all’azione di ROCCHE di Ormea, consistita nel trascinare i Tedeschi lontano dal rifugio di Ebrei, tra i quali era il Dott. Marco LEVI ed alcuni altri antifascisti; inoltre ho partecipato alla liberazione di MONDOVÌ (29/4/1945) e ad altre azioni contro i tedeschi.

La smobilitazione come formazione partigiana è avvenuta il 31 Maggio 1945. Il distretto militare considera la smobilitazione in data 19 Luglio 1945.


Riassunto delle appartenenze:



Periodo totale: Mesi 6 e giorni 4



Periodo totale: Mesi 6 e giorni 10



dal 18 dicembre 1944 al 2 gennaio 1945.


Letto, confermato e sottoscritto.

IL DICHIARANTE

Borgna Luigi Giovanni



Ricevuta la presente dichiarazione, resa e sottoscritta dalla persona di cui sopra a sensi dell’art. 4 Legge 4-1-1968 n. 15, l’autentico ai sensi dell’art; 20 della legge predetta.


IL FUNZIONARIO INCARICATO








Cuneo, 10 Aprile 1988


D I C H I A R A Z I O N E


del geom. cap. Piero Cosa e dell’avv. Giocondo Dino Giacosa, rispettivamente Comandante Militare e Commissario Politico del Gruppo Divisioni Partigiane Autonome “Rinnovamento” della V^ Zona Cuneo-Ovest nell’interesse del signor Luigi Borgna, nato a Mondovi (CN) il 10/10/1923.



I sottoscritti fanno fede che Luigi Borgna ha collaborato ed operato nell’ambito del Corpo Volontari della Libertà ed in particolare con questo Gruppo, attraverso alterne vicende.


In forza nella Marina Militare con la qualifica di cannoniere armarolo in servizio presso il distaccamento di Villafranca (La Spezia), venne catturato dai tedeschi invasori già il 9 settembre 1943, ma riuscì a fuggire rendendosi clandestino.


Peregrinò quindi tra Mondovì Borgato ed i boschi di Vicoforte sempre cercando di collegarsi con le Formazioni partigiane che raggiunse nel febbraio 1944 a Prà di Roburent, presso le Formazioni Langhe comandate dal Magg. Enrico Martini Mauri, e precisamente alle dipendenze del caposquadra Mario Crosetti del reparto diretto dal com. Mario Bogliolo.


In seguito ad un aspro rastrellamento Luigi Borgna finì a Fontane, poi a Corsaglia e di nuovo a Mondovì, dove prese contatto con il sacerdote Giuseppe Bruno, poi cappellano di questo Gruppo, ma fu ancora costretto alla clandestinità, peregrinando tra Savona e Genova, per rientrare a Mondovì nel giugno 1944.


Quivi Luigi Borgna prese contatto con Sebastiano Vinay, esponente di questo Gruppo e si dedicò ad azioni di propaganda partigiana.


Si occupò quindi sotto mentite spoglie presso una fabbrica locale di gazosa collaboratrice della Resistenza, curando egli stesso i rifornimenti di viveri e di armi ai partigiani per mezzo di un carro con cavallo della ditta, collegandosi in particolare con Aldo Manfredi, altro esponente di questo Gruppo.

Nel Dicembre 1944 fu coinvolto nel grande rastrellamento operato dalle truppe tedesche nel monregalese e venne nuovamente catturato dai tedeschi e fece parte 'dei famosi duemila deportati a piedi da Mondovì a Cuneo, e fu tra i pochi scampati, per cui ritornò a fare il carrettiere nella fabbrica succitata ma un bombardamento gli uccise il cavallo.


Luigi Borgna raggiunse allora i reparti di questo Gruppo in Valle Maudagna alle dipendenze di Marco Rossetti e di Giovanni Raineri, e confluì infine nella 14^ Brigata Garibaldi, con la quale partecipò all’azione di Rocche di Ormea consistita nel trascinare i tedeschi lontano da un rifugio di ebrei, tra cui il dotto Marco Levi, e di antifascisti, tra cui il prof. Togliatti, fratello del più famoso Palmiro, ad altre azioni ed alla liberazione di Mondovì.


Il Signor Luigi Borgna deve quindi essere considerato un fedele servitore della causa partigiana dal primo all’ultimo giorno, in perfetta coerenza con i suoi ideali di Resistenza antifascista e democrazia.

Piero Cosa Giocondo Dino Giacosa

COMUNE DI BORGO SAN DALMAZZO – Prov. Di Cuneo


Autentica il sottoscritto Segretario Generale reggente del Comune di Borgo San Dalmazzo le firme soprariportate apposte da parte dei seguenti signori:

Identificati entrambi per conoscenza personale.


Borgo San Dalmazzo, 19/9/1988


IL SEGRETARIO GENERALE regg.

Pietro Pandiani







DICHIARAZIONE


Io sottoscritto BISIO Giovanni nato a Mondovì residente a Cuneo Via Santorre di Santarosa n. 32, già Comandante Militare della Brigata Partigiana “Mondovì” appartenente alla 14^ Brigata Garibaldi “SULCIS” operante in MONFORTE D’ALBA, sotto la mia personale responsabilità per mia scienza e notorietà DICHIARO quanto appresso:


- BORGNA Luigi nato a Mondovì il 10/10/1923 e residente a BORGO S. DALMAZZO Via Piave n. 11, durante la Guerra di Liberazione ha fatto parte come Partigiano (nome di battaglia: Gino) della Brigata Partigiana Garibaldi di Mondovì in Valle Corsaglia, partecipando alle operazioni militari della formazione stessa.

Tale sua appartenenza ha avuto inizio il 20/03/1945 e fine nel maggio ’45 dopo la liberazione della città di MONDOVÌ il 29/04/1945.


IL DICHIARANTE

Bisio Giovanni




COMUNE DI BORGO SAN DALMAZZO – Prov. Di Cuneo


Autentica il sottoscritto Segretario Generale di Borgo San Dalmazzo, la firma soprariportata, apposta alla propria presenza da parte del Signor BISIO Giovanni n. Mondovì il 12/4/1915, residente in Cuneo Corso Sanorre di Santarosa, 32, identificato per conoscenza personale.


Borgo San Dalmazzo, 19/9/1988



IL SEGRETARIO GENERALE regg.

Pietro Pandiani



DICHIARAZIONE


Io sottoscritto PEIRONE Aldo nato a Bra CN residente a Mondovì Via Cuneo n. 72, già Commissario Politico della Brigata Partigiana “Mondovì” appartenente alla 14^ Brigata Garibaldi “SULCIS” operante in MONFORTE D’ALBA, sotto la mia personale responsabilità per mia scienza e notorietà DICHIARO quanto appresso:


- BORGNA Luigi nato a Mondovì il 10/10/1923 e residente a BORGO S. DALMAZZO Via Piave n. 11, durante la Guerra di Liberazione ha fatto parte come Partigiano (nome di battaglia: Gino) della Brigata Partigiana Garibaldi di Mondovì in Valle Corsaglia, partecipando alle operazioni militari della formazione stessa.

Tale sua appartenenza ha avuto inizio il 20/03/1945 e fine nel maggio ’45 dopo la liberazione della città di MONDOVÌ il 29/04/1945.


IL DICHIARANTE

Peirone Aldo (Alfonso)




COMUNE DI BORGO SAN DALMAZZO – Prov. Di Cuneo


Autentica il sottoscritto Segretario Generale di Borgo San Dalmazzo, la firma soprariportata, apposta alla propria presenza dal Signor PEIRONE Aldo n. BRA il 28/2/1911, residente in Mondovì via Cuneo, 72, identificato per conoscenza personale.


Borgo San Dalmazzo, 19/9/1988



IL SEGRETARIO GENERALE regg.

Pietro Pandiani






BORGNA LUIGI nato a Mondovì il 10/10/1923 e residente a Borgo S. Dalmazzo in Via Piave n° 11; a conferma di quanto ha dichiarato nei documenti presenti in merito all’arresto e alla deportazione a Cuneo nel carcere di Via Barabroux cita quali testimoni anche ESSI prigionieri dei Tedeschi i seguenti signori:


BALOCCO MARIO nato a Roccadebaldi (CN) il 31/10/1926. Residente a Cuneo in Via Castellani n° 13 – pensionato – EX SOVRAINTENDENTE CAPO POLIZIA DI STATO in servizio presso la Questura di Cuneo;


PANERO PIETRO nato a Saluzzo il 26/7/1920. Residente a Cuneo in Via Bassignano n° 33 – pensionato – ex segretario della C.C.d/L. di Cuneo e provincia.


Altre persone che erano con me prigionieri in Via Barbaroux sono:


RAVERA SECONDO NATALE di Mondovì, classe 1922, deceduto; VERNA GEOM. ANDREA, deceduto; TOMATIS CARLO, deceduto; RIZZO VINCENZO residente a Mondovì che si è poi arruolato nella R.S.I. e il GEOM. MAJ ALESSANDRO di cui non riesco a sapere notizie per rintracciarlo.

Poi vi erano altre tre o quattro persone di cui non conosco le generalità.


I primi due nominativi che ho citato sono disponibili in quanto facilmente rintracciabili; disponibili a rilasciare dichiarazioni scritta anche sotto giuramento in quanto persone di massima correttezza.


A disposizione dell’autorità competente per eventuale documentazione, in attesa ed in fede mi sottoscrivo:


Borgna Luigi Giovanni


BORGNA LUIGI GIOVANNI (GINO) nato a Mondovì il 10/10/1923. Residente a BORGO S. DALMAZZO, VIA PAICE N° 11.




DAL

AL

1

MARI DEPO

LA SPEZIA

10/4/1943

30/4/1943

2

MARI DEPO

POLA

30/4/1943

20/5/1943

3

COMANDO SUPERIORE

LA SPEZIA

20/5/1943

30/7/1943

4

DISTACCAMENTO POLVERIERA VILLAFRANCA (LA SPEZIA)

30/7/1943

8/9/1943

5

SBANDATO A MONDOVÌ

9/9/1943

1/2/1944

6

FORMAZIONE PARTIGIANA “MAURI” VALLE CASOTTO PRÀ DI ROBURENT

2/2/1943

18/3/1943

7

SBANDATO IN LIGURIA SAVONA GENOVA

16/3/1944

3/7/1944

8

FORMAZIONE PARTIGIANA RINNOVAMENTO MONDOVÌ E ZONA

4/7/1944

10/1/1945

9

PRIGIONIERO DEI TEDESCHI ARRESTATO A MONDOVÌ DEPORTATO A CUNEO NEL CARCERE DI VIA BARBAROUX

18/12/1944

2/1/1945

10

FORMAZIONE PARTIGIANA RINNOVAMENTO VALLE MAUDAGNA

11/1/1945

19/3/1945

11

FORMAZIONE PARTIGIANA GARIBALDI BRIGATA MONDOVÌ (14^ DIVISIONE “SULCIS” VALLE CORSAGLIA

20/3/1945

31/5/1945

20/7/1945

12

RACCOLTA TORINO

20/7/1945

12/10/1945







ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI E REDUCI

ERETTA IN ENTE MORALE CON DECRETO 24 GIUGNO 1928 N. 1971


FEDERAZIONE PROVINCIALE DI CUNEO


N. di prot. 137

OGGETTO: DICHIARAZIONE


Su richiesta del socio BORGNA LUIGI nato a MONDOVÌ il 10 Ottobre 1923 e residente a BORGO SAN DALMAZZO (CN) in margine al foglio matricolare rilasciato dalla Capitaneria del Porto di IMPERIA, si rilascia la seguente:


DICHIARAZIONE


La locuzione “il periodo di SBANDAMENTO, valido come servizio militare utile a tutti gli effetti” riportata nel foglio matricolare, non implica necessariamente l’attribuzione al Signor BORGNA Luigi della qualifica di militare al momento della cattura e durante il periodo di detenzione. Pertanto può ben essergli riconosciuta la qualità di “CIVILE” nelle predette due circostanze.


CUNEO 28 OTTOBRE 1988



IL PRESIDENTE

Saccà Dott. Michele


PREFETTURA DI CUNEO



Prot. n.325/23.3./SETT.1°


VISTA l’istanza con la quale il Sig. Luigi BORGNA., nato il 10 ottobre 1923 a Mondovì e . residente in Borgo S. Dalmazzo, Via Piave n. 11 chiede il rilascio di attestazione comprovante la sua qualifica di civile reduce dall’internamento ai sensi dell’art. 8 del D.L.L. 14 febbraio 1946 n. 270 affermando, all’uopo, di essere stato catturato nel dicembre 1944, durante un grande rastrellamento operato dalle truppe tedesche nel monregalese e di essere stato trasferito a Cuneo – insieme ad altri 2000 prigionieri, circa – ove venne internato nel “carcere” tenuto dalla predette truppe in Via Barbaroux, da cui venne successivamente liberato ai primi di gennaio 1945;


ATTESO che la moderna storiografia ha acclarato che nell’Italia occupata dalle truppe nazi-fasciste vennero effettuati numerosi rastrellamenti a scopo intimidatorio;


ATTESO altresì che la testimonianza congiuntamente resa dal cap. Piero COSA e dall’Avv. Giocondo Dino GIACOSA, rispettivamente comandante Militare e Commissario Politico del Gruppo Divisioni Partigiane Autonome “Rinnovamento” della V^ Zona Cuneo – Ovest nell’interesse dello instante, conferma quanto asserito dallo stesso circa la cattura ed il trasferimento

coatto, che una serie di articoli pubblicati sul numero del dicembre 1964 del mensile “IL BELVEDERE” – stampato in Mondovì – rievoca il grande rastrellamento iniziatosi il 20 dicembre nella medesima Città, allo scopo di braccare le formazioni resistenziali ad intimidire la popolazione civile e che uno di questi cita il soprannome del BORGNA, “Gino”, tra gli arrestati;


CONSIDERATO che il foglio matricolare militare intestato al richiedente, lo classifica come

“sbandato” nel periodo dal 9 settembre 1943 al 19 luglio 1945 e che il Presidente della Federazione di Cuneo dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci ha dichiarato che il predetto stato non contrasta con l’attribuzione della qualifica di “civile” al momento della cattura e durante il periodo di detenzione;


CONSIDERATO, infine, che le informazioni assunte dagli Organi Ufficiali non contraddicono quanto suesposto ed indicano nel 2 gennaio 1945 la data del rilascio del BORGNA;


VISTO l’art. 8.2° com. del D.L.L. 14 febbraio 1946, n. 27;


ATTESTA


che il Sig. Luigi BORGNA, sopra generalizzato, ha diritto alla qualifica di “civile reduce dall’internamento” ai sensi del D.L.L. sopra citato.

Cuneo, 21.11.1988


P. IL PREFETTO

(Fusco)




PROCURA DELLA REPUBBLICA DI CUNEO


DECRETO PER GIUDIZIO DIRETTISSIMO


Art. 502 C.P.P. e 21 legge 8.2.1946 N.47



Il Procuratore della Repubblica


presso il Tribuna.le Civile e Penale di Cuneo


Visti gli atti a carico di:


  1. MUCCI Velso fu Ranieri e fu Boglione Domenca, nato a Napoli il 29.5.1911 e residente a Torino,via Lamarmora, 43 - elettivamente domiciliato presso lo studio dell’avv. Aldo Viglione di Cuneo;

  2. GILIO Giuseppe Giovanni Francesco Mario di Giuseppe e di Granetto Maria nato a Saluzzo il 16.10.1899, ivi residente, Via Griselda, n° 35;

  3. MUSSO Matteo Giovanii fu Lorenzo e di Conte Caterina, nato a Cuneo il 7/9/1914, ivi

residente via XX Settembre, 28;

  1. AMODEO Gaetano di Giuseppe e di Canonico Clotilde, nato a Napoli il 24 aprile 1883 e

residente a Cuneo, via Malta 21, inr. 5;

  1. MARRO Filippo di Filippo e di Gibelli Paola, nato a Fossano il 7.1.1896 ivi residente vicolo Baluardo, n° 1;

  2. BIANCANI Giuseppe Luigi di Pietro e di Arpe Pasqualina, nato a Alba il 22 gennaio 1920 e residente a Cuneo, via Schiapparelli, 23;

  3. VIOLA Giuseppe fu Tommaso e fu Pasquali Maddalena nato a Borgo S. Dalmazzo il 6.5.1904, ivi residente via Marconi n° 45;

  4. PERONA Luigi fu Francesco e fu Giordano Anna, nato a Caraglio il 9.3.1896 e residente a Borgo S.Dalmazzo via Marconi n° 105;

  5. GHIBAUDO Spirito Francesco di Spirito e di Tallone Maria, nato a Villafalletto il 23

gennaio 1899 e residente a Savigliano via Teatro n. 9;

  1. GHIA Giuseppina di Giacomo e di Gaidano Agnese, nata a Carmagnola il 25.11.1929 e residente a Savigliano, Via Lamarmora n° 3;

  2. GELIO Mario Francesco di Giovanni Giuseppe e di Bagnus Maria nato a Saluzzo il 25.8.1922 ivi residente via Bodoni n..60;

  3. PRUNOTTO Giuseppe Francesco di Michéee e di Quirico Maria, nato a Bra il 7.12.1915 e residente a Cuneo, piazza Galimberti n. 8;

  4. DALMASSO Andrea di Donato e fu Giordano Letizia nato a Robilante il 9.7.1930 ivi residente, Tetto Caminetto Sottano n. 10;

  5. RACCA Romualdo Mario Francesco Antonio fu Eugenio e di Aigotti Teresa nato a Saluzzo

il 13.1.1938, ivi residente via Annunziata, n. 18;

  1. FELICI Arturo di Alberto e di Cantarella Clementina, nato a Farigliano il 12.1.1903 e residente a Cuneo via Bartolomeo Bruni n. 11;

  2. TOSELLI Pasqualino fu Giovanni Francesco e di Morano Domenica, nato a Cuneo il 4.4.1926, ivi residente Ruata Rossi n. 20;

  3. SANINO Giov. Batt. di Giuseppe e di Gramaglia Clara, nato a Saluzzo il 19.4.1927 e residente a Manta via Garibaldi n.77;

  4. GIORDANO Maria Caterina di Giuseppe e di Bastonero Anna nato a Venasca il 30.5.1934 residente a Verzuolo via al Castello n. 128;

  5. MORANO Pietro Antonio fu Antonio e fu Daniele Caterina nato a Vottignasco il 4.2.1927 e residente a Verzuolo, via del Castello n. 129.


IMPUTATI


MUCCI VELSO: del reato p. ep. dall’art. 656 del C.P. in relazione all’art. 21 della legge 8.2.1948 n. 47 ed art. 57 del C.P. per avere nella sua qualità di direttore responsabile del periodico “LA VOCE” della Federazione Cuneese del P.C.I. autorizzato la pubblicazione sul n° 13 del 20 luglio 1958, dell’art. “Appello del P.C.I.” contenente notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

Reato commesso in Cuneo, ove le copie d’obbligo sono state consegnate alla Prefettura ed alla Procura della Repubblica, li 20.7.1958


GILIO GIUSEPPE AMODEO GAETANO: del reato di cui agli art. 656 C.P. e Legge 8.2.1948 n. 47 per aver pubblicato e diffuso volantini stampati contenenti notizie false e tendenziose a turbare l’ordine pubblico in relazione allo sbarco delle truppe americane nel Libano. In Saluzzo li 20.7.1958.


MUSSO MATTEO: del reato di cui agli art. 1 legge 2.2.1939 n. 374, mod. dal D.L.L. 31.8.1945, n. 660, per aver consegnato in ritardo alla Prefettura di Cuneo le prescritte copie di manifesti volanti da lui stampate.


MARRO FILIPPO: del reato p. ep. dall’art. 656 del C.P. in relazione all’art. 21 della legge 8.2.1948 n. 47 per aver fatto affiggere manifesti della Federazione provinciale del P.C.I. di Cuneo, dal titolo “Appello ai Cittadini – fermiamo l’aggressione americana nel Medio Oriente” contenente notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

In Fossano il 18/7/1958


BIANCANI GIUSEPPE: del reato p. ep. dall’art. 656 del C.P. per aver curato la diffusione, in territorio di Cuneo, di manifesti contenenti notizie false e tendenziose sullo sbarco delle truppe anglo-americane nel Medio Oriente, tali da turbare l’ordine pubblico.

Li 20.7.1958


VOLA GIUSEPPE E PERONA LUIGI: del reato p. ep. dagli art. 110-656 del C.P. per avere, in concorso tra loro, il PRIMO come agente delle affissioni, il SECONDO come fiduciario locale del P.C.I., curato la pubblicazione di manifesti murali dal titolo “Appello ai Cittadini” contenente notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.


GHIBAUDO SPIRITO E GHIA GIUSEPPINA: del reato p. ep. dagli art. 110 e 656 del C.P. per aver in concorso tra loro, il primo come segretario della Camera Lavoro di Saluzzo, il secondo come mandatario di Biancani, responsabile della Federazione comunista cuneese, curato la pubblicazione di manifesti murali dal titolo “Appello ai cittadini” contenenti notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

In Saluzzo li 19.7.1958


DALMASSO ANDREA E RACCA ROMUALDO: del reato p. ep. dagli art. 110-656 del C.P. per aver in concorso tra loro curato la divulgazione in Robilante di manifesti murali dal titolo “Appello ai cittadini” e contenenti notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

Li 19 luglio 1958 – essendo il Dalmasso recidivo specifico reiterato nel quinquennio.


FELICI ARTURO E TOSELLI PASQUAINO: del reato p. ep. dagli art. 1 e 8 della legge 2.2.1939 n. 374 modificata dal D.D.L. 31/8/1945 n. 660 per aver omesso di consegnare alla Prefettura di Cuneo ed alla Procura della Repubblica di Cuneo i prescritti esemplari di manifesti stampati per incarico della federazione provinciale del P.C.I. e dal titolo “Appello ai Cittadini”.

In Cuneo li 17 – 18 luglio 1958


INOLTRE


Il TOSELLI PASQUALINO: a) del reato p. ep. dall’art. 663 bis del C.P. per avere curato la divulgazione dei manifesti stampati di cui sopra senza l’osservanza delle disposizioni di legge sulla pubblicazione della stampa periodica; b) del reato p. ep. dall’art 656 del C.P. per aver curato la pubblicazione di diversi manifesti dal titolo “Appello ai cittadini” contenenti notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

In Cuneo li 18.7.1958


SANINO GIOVANNI E GIORDANO MARIA E MORANO PIETRO: del reato p. ep. dagli art. 110-656 per avere in concorso tra loto curato la divulgazione di manifesti contenenti notizie false e tendenziose relative allo sbarco delle truppe anglo.americane nel medio-oriente. In Verzuolo e Manta il 18.7.1958.



Visti gli art. 502-503 C.p.p. e art. 21 legge 8.2.1948 n. 47


ORDINA


la comparizione degli imputati innanzi a questo Tribunale all’udienza del li 17 ottobre 1958 ore 9 per rispondere dei reati di cui sopra rubricati ed indica a testimoni:

  1. V. Brigadiere Carabinieri Tempesta Mario – stazione Carabinieri Saluzzo

  2. V. Brigadiere Carabinieri Turco LIVERI Emilio – stazione Carabinieri Saluzzo

  3. V. Brigadiere Carabinieri Bracco Raffaele – stazione Carabinieri Saluzzo

  4. M.lo Carabinieri Di Marcelli Pietro - stazione Carabinieri di Fossano

  5. V. Brigadiere Carabinieri Dotti Sergio - staziono Carabinieri Busca

  6. V .Brig. Zodda Romolo squadra P.G. Carabinieri Dronero

  7. M.llo Busa Vito comandante stazioni Carabinieri Borgo S. Dalmazzo

  8. M.llo Forconi Francesco stazione Carabinieri Savigliano

  9. Saccotelli Riccardo Commissariato P.S. Saluzzo

  10. Tancredi Giovanni V. Brig. Carabinieri stazione C.C. Vernante

  11. Battaglia. Giuseppe impiegato comunale Robilante

  12. Mion Michele messo comunale comune Robilante

  13. Bonanno Alfro V. Brig. Carabinieri stazione Carabinieri Verzuolo

  14. Goffredi, Commissario P.S. Questura di Cuneo.


Cuneo li 29 settembre 1958.


E’ copia conforme all’originale.


Cuneo, 30.9.1958

IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA


IL SEGRETARIO

F.to Baretto

Mila Montalenti, processo al Tribunale di Cuneo il 10/10/1958


imputata di


reato di cui all’art. 656 in rel. Art. 21 della legge 1948 n° 47 per aver pubblicato e diffuso manifesti contenenti notizie false ed esagerate e tendenziose come “i contadini in miseria di S. Donaci nelle Puglie vengono brutalmente assaliti dalla polizia. Tre di essi sono uccisi” per le quali poteva venire turbato l’ordine pubblico specie in riferimento alle manifestazioni contadine che si svolgevano contemporaneamente nelle Langhe.

In Cuneo, li 15/11/1957



Ortona dott. Silvio, Martino Leopoldo Attilio, Baracco Carlo, Bosio Davide

Processo alla Pretura di Alba il 13 ottobre 1958


imputati


i primi due A) del reato di cui agi art. 110 C.P. e 18 D.L.L. 8.6.1931 n° 773 per avere in Cortemilia il 14/4/1957, in concorso fra loro, organizzato una riunione in luogo pubblico degli aderenti della Associazione Autonoma Contadini delle Langhe, senza il prescritto avviso alle autorità di P.S. e di avere nella stessa riunione preso la parola. Il terzo B) del delitto di cui all’art. 414 p.p.n.2 C.P. per avere il 14/4/1957 sulla provinciale Alba – Neive durante una processione civile in luogo pubblico organizzata dall’Associazione Autonoma Contadini delle Langhe della quale non era stato dato il previsto preavviso al questore, istigato alcuni contadini a disubbidire all’ordine dell’autorità di P.S. di sospendere la manifestazione stessa. C) del reato di cui all’art. 25 D.L. 18/6/1931 n° 773 per avere il 14/4/1927 sulla provinciale di Alba – Neive promosso e diretto in una via pubblica, senza darne il preavviso al questore una processione civile di contadini aderenti alla Associazione Autonoma contadini delle Langhe.

Il Quarto:

D) del reato di cui all’art. 414 pp.n.2 CP. Per avere il 14/4/1957 sulla provinciale Alba – Neive istigato alcuni contadini a non sospendere, contro l’ordine dell’Autorità di P.S., una manifestazione pubblica indetta dalla Associazione Autonoma Contadini delle Langhe.



FERRERI FERRUCCIO DI GARESSIO

condannato il 26 settembre a pagare 10.000 lire di ammenda


è imputato


  1. della contravv. all’art. 565 C.P. per aver affisso in Garessio il 22.7.58 dei manifesti murali nei quali si riferivano notizie atte a turbare la pubblica opinione e consistenti in un appello ai cittadini contro l’intervento armato dell’America nel Medio Oriente


  1. del reato p. e p. all’art. 663 del C.P. per avere in Garessio nelle stesse circostanze di tempo e luogo che precedono messo in circolazione, in luogo pubblico, i manifesti suddetti per essendogli stata negata l’autorizzazione della Prefettura di Cuneo.







Manifesto incriminato della Fed. Cuneese


APPELLO AI CITTADINI


FERMIAMO L’AGGRESSIONE AMERICANA NEL MEDIO ORIENTE


NO ALLA GUERRA


La Federazione Cuneese del P.C.I. condanna con profondo sdegno la brutale cinica aggressione scatenata dagli imperialisti americani contro l’indipendenza e la libertà del Libano, della Giordania, dell’Irak e dei popoli arabi, ed esprime a questi popoli in lotta per la loro indipendenza nazionale la simpatia e la piena solidarietà di tutti i lavoratori.


Richiama l’attenzione di tutti i cittadini sull’estrema gravità della situazione e sui rischi di un conflitto generale.


L’aggressione americana, avvenuta contro ogni principio di rispetto della libertà e dell’indipendenza dei popoli e in dispregio dello stesso rapporto degli osservatori dell’O.N.U., fa pesare su tutti i paesi del Mediterraneo una imminente minaccia di guerra e mette perciò in pericolo gli interessi vitali e la pace stessa del popolo italiano.


Chiede che il governo italiano condanni energicamente l’aggressione, rifiuti alle forze armate americane l’uso di basi aeree e navali del nostro paese e prenda immediatamente iniziative per la cessazione dell’intervento imperialista e per il rispetto della volontà e dell’indipendenza dei popoli arabi, alla cui amicizia e indipendenza in […] l’Italia è vivamente interessata.


Di fronte a questi gravi pericoli di guerra uniamoci nella protesta contro questo nuovo attentato alla libertà dei popoli arabi e tutti insieme, operai, contadini, intellettuali, donne e giovani, manifestiamo il nostro sdegno, la nostra volontà di pace, affinché la nostra voce insieme con quella di tutti gli italiani e di tutti gli altri popoli fermi la mano ai fautori di guerre.


I comunisti siano all’avanguardia di questa azione popolare per la pace.


GIÙ LE MANI DEGLI AGGRESSORI IMPERIALISTI DAL LIBANO E DAL MEDIO ORIENTE!


VIVA I POPOLI ARABI CHE COMBATTONO PER LA LORO INDIPENDENZA NAZIONALE!


AGISCA L’ITALIA PER LA SALVEZZA DELLA PACE NEL MEDITERRANEO E NEL MONDO!



La Federazione Cuneese del P.C.I.





PROCURA DI BRA


PROCEDIMENTO PENALE


contro


ZONTA ERALDO di Archimede e Tomatis Antonietta nato il 20.6.1916 a Carrù, Cuneo, ed ivi residenza in Cuneo corso Gesso 11


BORGOGNO EMILIO di Giuseppe e di Cogno Giovanna nato a Castiglione Falletto il 5.7.1930 e res. a Torino Via Refrancore n.75


IMPUTATI


il primo:


  1. del delitto p.p. dall’art. 414 pp. N.2 C.P. per avere al trivio La Morra – Barolo – Alba il 9.9.1956 istigato pubblicamente un gruppo di contadini che procedevano su carri agricoli a non fermarsi nonostante l’ordine in tal senso dato dagli Agenti della Forza Pubblica.


il secondo:


  1. del delitto p.p dall’art. 341 ult. Parte C.P. per avere al trivio La Morra – Barolo – Alba il 9.9.56 offeso l’onore ed il prestigio del Vice Brigadiere di P.S. Vottero Battista e delle guardie di P.S. Peano Angelo, Risso Chiaffredo, Capraio Albino e Di Stasio Antonio dicendo in presenza degli stessi e di altre persone e in occasione di un servizio diretto alla tutela dell’ordine pubblico “fate schifo”.

  2. della contravvenzione p.p. dall’art. 651 C.P. per essersi al trivio La Morra – Barolo – Alba il 9.9.56 richiesto dagli agenti della forza pubblica, nell’esercizio delle loro funzioni, rifiutato di dare indicazione sulle proprie identità.



QUESTURA DI CUNEO – SQUADRA MOBILE


N. 24835/2° di prot. Cuneo, 12.9.1956


OGGETTO: Denunzia a piede libero di


ZONTA ERALDO di Archimede e di Tomatis Antonietta nato a Carrù il 20.6.1916 res. a Cuneo corso Gesso 11, medico, chirurgo per il reato P. e p. dall’art. 414 C.P.


BORGOGNO EMILIO di Giuseppe e di Cagno Giovanna nato a Castiglione Falletto il 5.7.1930 res. a Torino via Refrancore 75 in atto domiciliato in frazione Cardellotto per i reati p.p. dagli art. 341 e 651 C.P.


ALL’ILL.MO SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

presso il Tribunale penale di

ALBA


In occasione di vari comizi indetti in comuni diversi dalla Associazione Contadini delle Langhe per il giorno 9 settembre la Questura di Cuneo aveva disposto servizi al fine di controllare l’ordine pubblico nelle zone interessate.

In considerazione che tale manifestazione doveva concludersi con una passeggiata sulle strade provinciali e statali, con carri agricoli e trattori al fine di disciplinare il traffico sono stati disposti servizi di controllo stradale.

Lo scrivente cui era stata affidata la zona comprensiva di comuni di Barolo, Novello, La Morra, Castiglione Falletto, Roddi d’Alba e Gallo Grinzano, aveva disposto fra gli altri un posto di controllo al trivio “La Morra – Barolo – Alba” assegnando tale posto al brigadiere di P.S. Peano Angelo, Risso Chiaffredo, Capraro Albino e Di Stasio Antonio, tutti in servizio presso il Comando Nucleo Guardie di P.S. di Cuneo.

Il predetto sottufficiale, ad ultimato servizio, ha fatto prevenire allegata relazione dalla quale si evince che il dr. Zonta Eraldo, in rubrica generalizzato, giunto al predetto trivio aveva istigato un gruppi di contadini, che con i loro carri erano stati fermati per un controllo, a disubbidire agli ordini legalmente dati dagli agenti e a proseguire la loro marcia, con la seguente frase: “Andate via con i carri – fate partire i carri”. Nella circostanza i contadini, così istigati, picchiando i bastoni le giomente le aveva spaventate e queste erano passate oltre il posto di controllo con grave pregiudizio per l’incolumità degli agenti operanti.

In quella circostanza l’anzidetto dr. Zonta aveva sottratto all’identificazione da parte della Guardia di P.S. Peano Angelo, un giovane che fra i più accesi aveva colpito gli animali per provocare l’anzidetto incidente, facendolo salire sulla sua macchina ed allontanandosi. Causa la situazione venutasi a determinare, un altro giovane dimostrante che si era rifiutato di declinare le proprie generalità, aveva insultato gli agenti di servizio con la frase “fate schifo”. Il predetto giovane veniva poi identificato successivamente a Gallo Grinzano per Borgo Emilio, in oggetto completamente generalizzato. Premesso quanto sopra si denunciano i nominati in oggetto per i reati in rubrica distinti e per gli altri eventuali che la S.V. Ill.ma ravviserà nella specie.

Si allega la relazione del V. Brigadiere di P.S. Vottero Battista.


IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE

F.to Bategazzorre Giuseppe





AL SIG. FUNZIONARIO DI P.S. DIRIGENTE IL SERIVZIO COMMISSARIO AGG. DI P.S. BATTEGAZZORRE Giuseppe

CUNEO


Il sottoscritto V. Brig. di P.S. Vottero Battista riferisce quanto segue:

Alle ore otto circa di oggi, unitamente alle guardie di P.S. Peano Angelo, Risso Chiaffredo, Capraio Albino e Di Stasio Antonio, è stato dislocato al posto di controllo stradale, trivio La Morra – Barolo – Alba.

Giusta disposizione ricevuta dalla S.V. alle ore 14,40 si è provveduto anche a controllare i primi carri agricoli e trattori, diretti a una manifestazione di protesta, per la mancanza di provvedimento legislativo contro l’abolizione del dazio sui vini, da tenersi in frazione Gallo di Alba.

Quasi subito, al trivio suddetto, è giunta l’autovettura FIAT 600, targata CN 39818, dalla quale scendevano il dr. Zonta da Cuneo e una donna. Il predetto dottore subito si è rivolto allo scrivente, col pretesto di chiedergli delle informazioni, ed a suo dire, di tutelare eventualmente gli interessi dei conducenti dei mezzi che affluivano e che venivano controllati. Al riguardo, si precisa che il dr. Zonta pretendeva il rilascio di una ricevuta scritta, attestante il controllo già effettuato ai mezzi agricoli, ad opera della Polizia.

Visto che lo scopo del predetto dottore era quello di ostacolare la Forza Pubblica nell’espletamento dei suoi compiti, il sottoscritto gli rispondeva che considerava liquidata la conversazione coni lui e continuava a controllare i mezzi di cui sopra, lasciando libero transito a quelli già controllati.

Il dr. Zonta, allora, si mischiava fra la folla ivi presente (circa duecento persone) e, come aveva già fatto al suo arrivo, continuava ad incitarla a disobbedire alla Polizia e, precisamente, la invitava a non fermarsi più all’intimazione degli Agenti, per il conseguente controllo pronunciando fra l’altro la frase “Andate via con i carri – fate partire i carri”.

L’opera propagandistica del dr. Zonta non tardava a fare presa tra i presenti, i quali, vibrando bastonate a destra e manca, si avvicinavano all’ultimo casso, che già faceva parte di una piccola colonna, colpendo e il carro e la mucca che lo trainava, in modo da farla fuggire, attorniata a mo’ di protezioni dalle persone presenti.

In tale frangente la situazione degli Agenti di P.S. è venuta a trovarsi estremamente difficile e si può dire grazie alla calma mantenuta dagli Agenti stessi se non si sono verificate conseguenze maggiori e, quel che più conta, rispettata l’incolumità delle persone.

La Guardia di P.S. Peano Angelo, allora, si avvicinava ad un individuo che tra i primi aveva colpito la mucca per farla fuggire, per identificarlo. Questi, non solo si rifiutava di celiare le generalità, ma si allontanava agitando le braccia in segno di minaccia, finché giunto nei presso dell’autovettura già citata, dal dr. Zonta, veniva fatto salire sull’autovettura stessa e quindi subito condotto alla volta di Gallo.

In tale circostanza, un altro individuo che pure aveva colpito la mucca, si rifiutava di declinare le proprie generalità ed alla presenza di tutti, più volte, gridava: “Fate schifo!”.

Quest’ultimo, alle ore 18,45 di oggi, in frazione Gallo è stato identificato dal Brig. di P.S. Ambini Mario, alla presenza di tutti gli agenti precitati, nella persona di Borgogno Emilio di Giuseppe e di Cagno Giovanna, nato a Castiglione Falletto il 5.7.1930, residente a Torino via Refrancore n.75, tuttora domiciliato in frazione Garbellotto.


Alba li 9 settembre 1956


IL V. BRIG. DI P.S.

F.to Battista Vottero



PRETURA DI BRA


Bra 15 maggio 1957


ZONTA ERALDO

Sono membro del movimento di rinascita.

Come tale mentre partecipavo alla manifestazione di cui è caso.

Il mio compito era di accompagnare una colonna di contadini al Gallo d’Alba dove avrebbero parlato degli oratori.

Io sono arrivato in macchina al bivio dov’era la polizia che procedeva al controllo dei carri e dei documenti dei contadini.

La colonna dei contadini era composta di circa 30 carri. Io richiamato dal funzionario di controllare previa ciascuno una numerazione che erano già stati controllati per evitare eccessivi controlli e quindi il dilungarsi del corteo, l’agente mi rispose negativamente, i presenti parte erano contadini, parte erano presenti al corteo e parte erano curiosi… Per svolgere i controlli gli agenti impiegavano circa 10 minuti per carro, verso la fine della colonna i funzionari sembravano stanchi del lavoro compiuto, l’ultimo carro controllato si avviò più velocemente, e dietro questi un agente ed altre persone. Io allora ho avuto l’impressione che tutto fosse finito e controllato e quindi mi sono rivolto alla colonna già controllata incitandoli a raggiungere la colonna al Gallo d’Alba.

Non ricordo le precise frasi pronunciate ma in senso è questo: “Fate partire questi carri proseguiamo”.

Successivamente al primo controllo, a distanza di circa 300 – 400 m., esisteva un altro controllo dove era successo qualche tafferuglio. In questo secondo posto ho invitato alla calma i presenti. Quando mi avviai dopo il primo controllo ho caricato un giovane sconosciuto che all’apparenza ubriaco minacciava di commettere la serietà della colonna, non per sottrarlo alla identificazione da parte della polizia.

Non conoscevo il giovane né sapevo cosa aveva fatto. Ho lasciato il giovane dopo circa 300 m., quando mi fermai per il secondo controllo gli agenti prima che io mi allontanassi con la macchina mi fecero alcune contestazioni. Ho visto i poliziotti tirarsi indietro prima che io incitassi la colonna ad avanzare ritenendo che tutto fosse finito. Non è vero che le bestie siano state colpite con bastoni e fatte fuggire provocando pericolo per gli agenti i quali velocemente da ivi si siano tirati indietro e lasciati passare. Io mi trovavo oltre il controllo dei poliziotti e vicino ai carri già controllati, e perciò quando vidi che l’ultimo carro si avvicinava alla coda della colonna dissi “andate via, fate partire i carri”. Le mie parole erano dirette ai carri già controllati.


BORGOGNO EMILIO.

Ero sul bivio in attesa dell’autocorriera per fare ritorno a Torino dove abito. Io vedendo tutto quel tafferuglio delle bestie in un giorno festivo dissi rivolto a mio padre “Che schifo!”.

Nessuno mi ha chiesto documenti di identificazione, né io mi sono rifiutato di declinare le mie generalità. Successivamente un mio amico, Brovia, mi accompagnò al Gallo per farmi prendere la corriera e qui giunto fui fermato dagli agenti della forza pubblica che mi riconobbero e mi chiesero i documenti che io mostrai. Non appartengo ad alcun partito né al movimento di rinascita, mi ero recato a casa mia che si trova sul bivio La Morra – Barolo per trovare mio padre e quel pomeriggio mi accingevo a tornare a Torino.


ZONTA ERALDO.

Preciso che non ricordo bene il tempo che gli agenti impiegarono per il controllo dei carri né il numero preciso dei carri della colonna. Credo che la colonna sia giunta al Gallo d’Alba verso le ore 19,30. Non ho mai conosciuto il Borgogno né l’ho visto in quel giorno dei fatti.


VOTTERO BATTISTA QUARANTA nato in Mezzenele (Torino) e res. a Cuneo

Non posso precisare se sulla macchina del Dott. Zonta ci fossero altre persone oltre lui ed una donna.

I carri man mano che venivano controllati era lasciati liberi per proseguire. Non so dire se essi invece di proseguire si fermassero o meno perché io affaccendato nel controllo. I carri della colonna potevano essere una decina e 2 trattori. Il dott. Zonta durante quasi tutto il controllo è stato vicino a me ad una distanza di 6, 7, 8 metri ed anche un metro. D. R. a proposito di informazioni preciso che il Dott. Zonta mi si avvicinò e mi disse che come contribuente desiderava informazioni. Gli risposti che quello non era il momento più adatto e che appena finito sarei stato a disposizione.

Il dott. Zonta verso la metà del controllo incominciò ad incitare i contadini a far partire i carri non ancora controllati dicendo: “fate partire i carri altrimenti continuerete a pagare il dazio sul vino”. Ciò nonostante i contadini non si muovevano perché titubanti e non continuavano l’ustro controllo. Quando era giunto all’ultimo carro un uomo alto con bastone ha dato una bastonata al carro stesso. A quel colpo seguirono altri da parte di altre persone nell’animale che partì d’improvviso nonostante che il proprietario cercasse di trattenere. Il controllo avveniva a Trivio. Quando il carro è partito le persone che erano presenti nel luogo, circa un duecento, l’hanno attorniato per proteggerlo. Fece appena in tempo mentre il carro partiva e trascinò indietro altrimenti rimanevo con un piede sotto la ruota. A. D. Non so se oltre di noi vi fosse un altro controllo. A. D. Comunque il dottore mi chiese una dichiarazione appunto per evitare i successivi controlli.

A. R. Il giovane che si rifiutò di dichiarare le proprie generalità e si allontanò minacciandosi non mi sembrò ubriaco. La macchina del Dott. Zonta era ferma a circa 30 m. dal bivio. Il Zonta camminava verso la macchina quando è stato raggiunto che questo individuo che scappava. Il dottor Zonta riuscì a salire sulla macchina dell’individuo dicendo: “Ci salga, salga non abbia paura”. La gente disse da lontano all’attore di non farlo salire perché ne rispondeva lui. Ma la macchina partì lo stesso. I carri lasciarono il trivio dopo circa mezz’ora dall’inizio del controllo. Noi giungemmo al Gallo verso le 18.10 ed il comizio era in atto e mi pare che parlasse l’Onorevole Giolitti. Il giovane identificato poi per Borgogno Emilio deve aver parlato per una cinquantina di volte “Fate schifo”, tale frase era diretta agli agenti, era quasi un ritornello. Ci siamo avvicinati allo stesso e gli abbiamo chiesto le generalità. Questi si rifiutò di declinarle.


Testo VOTTERO QUARANTA

Noi non insistemmo data la particolare situazione poiché eravamo attorniati da circa 200 persone. Il giovane non si giustificò alle nostre richieste ma ci disse che egli non partecipava alle dimostrazioni e che la frase “Fate schifo” non era diretta agli agenti ma ai dimostranti.

Quando lo fermammo giù al Gallo il giovane fu un po’ restio nel darci le sue generalità ma poi ci esitò i documenti. Contestammo al Giovanni i fatti commessi al trivio ed egli non levò obiezioni al riguardo.

Di difesa: i controlli erano molto minimizzati sia come controllo del carico del carro che delle persone.

I nostri controlli erano eseguiti su tutti i veicoli transitanti al trivio ad eccezione delle autovetture che partecipavano alla corsa della caccia al tesoro.

Di difesa: Il Dottor Zonta pronunciò la frase “Se fate partire i carri andate via” qualche secondo prima del colpo sul carro che fece partire l’animale. Anche in precedenza aveva detto frasi più o meno simili ma con tono meno eccitato. Secondo me.

Il Dottor Zonta insisteva che i contadini andassero via e non ci dessero retta. Non abbiamo incontrato difficoltà nel controllo perché i contadini erano calmi ad eccezione dell’ultimo carro che non fu controllato completamente.

Al Dottor Zonta non abbiamo fatto alcuna constatazione del fatto in quanto da quel momento lui si era incamminato insieme agli altri ed io trattenni i miei agenti per evitare peggiori guai. Non abbiamo detto al carro di fermarsi.

L’imputato Borgogno presente dichiara: “Non è vero che la polizia nel chiedermi i documenti al Gallo mi contestò la frase oltraggiosa detta da me al trivio”.

Testo VOTTERO

D. R. Al Gallo al momento della richiesta di documenti ed alla nostre contestazioni il Borgogno non diede più alcuna giustificazione circa il suo operato.

BEANO ANGELO

I carri della colonna potevano essere una quindicina più ne sono sopraggiunti altri. Tutti i veicoli che passavano erano controllati nelle persone e sul carro. Il controllo era sommario. Rientrammo al Gallo verso sera. Fummo prelevati dalla camionetta della polizia circa due o tre ore dopo che era stato effettuato il controllo dei carri. Ricordo che quando arrivati il Dottor Zonta con la sua macchina dalla stessa scese lui e una donna, non posso dire se scesero anche altre persone. Subito dopo il controllo i carri erano lasciati liberi di proseguire ma essi si fermavano per aspettarsi fra di loro. Verso la fine del nostro controllo il Dott. Zonta incitò i contadini a proseguire. Prima con calma e poi con fare eccitato. Mentre si controllava l’ultimo carro o il penultimo, mi ricordo bene il carro e le bestie furono ripetutamente colpiti da bastonate. La mucca scappò mentre dei presenti, mi pare che spingessero anche il carro. In quel momento eravamo attorniati da circa trecento persone. Sono stato io a chiedere i documenti ad un individuo che mi aveva minacciato. Questi è scappato verso la macchina del Dottor Zonta, il quale sostava avviando a sua volta verso la macchina, se non erro. Non ricordo se io o il Borgogno e qualchedun’altro abbia avvertito il Zonta di non portare via l’individuo che si era avvicinato alla sua macchina. Prima di andare verso la macchina il Dott. Zonta era tra la folla che ci attorniava mentre il carro partiva immediatamente.

Anche il Borgogno era assieme ai dimostranti anzi ricordo era poco distante che è riuscito a scappare sulla macchina del Dott. Zonta. Ripeteva la frase: “Fate schifo!” rivolto a noi. Gli abbiamo chiesto di declinare le generalità e lui si è rifiutato. Alla nostra richiesta il Borgogno non volle darci i documenti e non aggiunse alcunché per giustificare il suo operato. Diceva solamente: “Fate schifo, non vi do i documenti”, mi pare abbia aggiunto altri insulti che non ricordo. Subito dopo è scappato insieme agli altri ed anche noi non abbiamo insistito dato la particolare situazione creatasi per evitare incidenti peggiori. Successivamente al fatto abbiamo individuato il Borgogno che alla nostra richiesta dei documenti abbia detto cosa c’entro o qualche altra espressione per non dare i documenti, non gli contestammo i fatti addebitategli ed egli non ci rispose perché io l’avevo poi riconosciuto. Anche in quella occasione in un primo tempo si rifiutò di dare le generalità che declinò solo quando intervenne il Brig. Borgogno Mario. A. D. Ritengo che prima ad eccitare fu il Dott. Zonta e poi lo sconosciuto.

Precisa che questo sconosciuto era tra la folla ed il Dott. Zonta un po’ più indietro verso i carri controllati. Anche lui però era della folla. Quando è partito l’ultimo carro sono partiti anche gli altri carri già controllati.


RISSO CHIAFFREDO

Sul posto vi erano circa 10 carri. Il controllo della colonna è durato circa 20 o 30 minuti. Verso le ore 17 – 18 la camionetta venne a prelevarci. I controlli consistevano nell’accertare le generalità del conducente e la regolarità dei carri. Ricordo di aver visto il Dott. Zonta ma non ho visto quando è giunto con la macchina, né se vi erano persone a bordo perché mi trovavo un po’ più in disparte precisamente io controllavo la circolazione verso La Morra mentre i miei colleghi controllavano la strada verso il Gallo. Non ho visto sopraggiungere altri carri versa quella decina che ho detto qui sopra. Distavo dai miei colleghi circa 50m. Vicino a me vi erano circa un centinaio di contadini i quali sbraitavano fra loro, il più di tutti il Borgogno. A un certo punto poiché anche dove si faceva il controllo era nato un putiferio questo centinaio di persone si appressò presso i carri ed io li seguì. Ricordo con precisione che il Borgogno diceva: “Che razza di sciopero”, rivolto a me disse: “Fate schifo”. Come io sono arrivato sul posto la colonna si era già avviata verso il Gallo. Tra la folla ho visto il Dott. Zonta ma non ho sentito se incitasse o meno né ho visto che agitasse le mani. Sentito le bastonate che si davano su di un carro, ma non posso precisare i fatti. Non ho visto il Dott. Zonta caricare un individuo sulla macchina. Non ho sentito se il Borgogno ingiuriasse i miei colleghi come aveva ingiuriato me, né ho visto se si è rifiutato di esibire i documenti. Al Gallo riconoscemmo il Borgogno e gli chiedemmo i documenti, lui in un primo tempo titubò poi alla presenza del Brig. Pauchivi esitò i documenti e disse: “Mettetemi pure dentro, a me non me ne frega niente”. Non sapevo se ci fosse stato un altro controllo dopo circa 300 m. presumo che i contadini che erano vicini a me si siano messi in seguito all’investimento di Borgogno. Quando io sono arrivato sul posto l’ultimo carro era passato.


CAPRARA ALBIO Guardia P.S.

I carri della colonna potevano essere da 10 o 12 e 2 o 3 trattori. Oltre alla colonna di cui sopra sono arrivati altri carri. Non ho partecipato alla verifica dei documenti né ai controlli dei carri. Credo che il Brig. abbia impiegato circa mezz’ora per le preparazioni di controllo. Non ricordo per quanto sono rimasto sul posto da dove partì la colonna. La colonna arrivò verso le due. Ho visto arrivare la macchina del Dott. Zonta e mi pare che con lui ci fosse una o due donne. Appena arrivò il Dott. Zonta parlò con i dimostranti e poi con il Brigadiere. Non so dire cosa gli abbia detto perché io giravo un po’ dovunque per mantenere l’ordine. Il Dott. Zonta stava dietro al Brigadiere e si allontanava. Io mi trovavo dalla parte del primo e cioè dalla parte in cui vi erano i carri da verificare, mi pare che i carri già verificati andassero via. Ho visto che succedeva un trambusto man mano che la colonna si assottigliava e passava per il controllo le persone si avvicinavano sempre più al luogo dove si faceva il controllo stesso. Oppure se ne andavano verso al Gallo. Cosicché io seguito tali persone per mantenere l’ordine mi venivo a tro- proprio quando si verificò un po’ di disordine. Mentre il Brig. controllava i documenti all’ultimo carro ho sentito chiaramente che il Dott. Zonta diceva ai contadini di andare via e di far partire i carri. Il Dott. Zonta si trovava a una distanza di 3 o 4 m., con il Dott. Zonta vi era anche il Borgogno: “Fate schifo via di qua”. A questo punto richiesto l’imputato Dott. Zonta dichiara che effettivamente l’agente Caparra era poco distante da lui mentre si svolgevano i controlli di rito.

Era presente anche quando i dimostranti bastonavano le mucche e l’ultimo carro. Ho vistato solamente l’ultimo carro ed un altro. Prima di tale momento le cose si erano svolte abbastanza normalmente anche se qualcuno cercava di sfuggire al controllo. Per quanto riguarda lo sconosciuto che minacciava gli agenti e di essersi rifiutato di declinare le generalità scappò via nonché quando nei pressi delle vetture il Dott. Zonta fu invitato da questi a salire sulla macchina. Non sono stato io a diffidare il Zonta a non caricare sulla sua macchina lo sconosciuto. Ho sentito bene il Borgogno di esibire il documento ero presente al fatto quando il Borgogno venne riconosciuto e questi in un primo momento alla nostra richiesta disse di non avere documenti di identità e poi si decise a declinare le proprie pensando quando ritrovammo il Brig. Albini Mario. Il Borgogno non si giustificò in alcun modo.


DI STAZIO ANTONIO P.S.

Quando il Dott. Zonta giunse sul posto scese dalla sua macchina lui ed una donna però presenti vi erano tre donne. Quando arrivò il Dott. Zonta la colonna era già arrivata ed era composta di circa 10 o 12 carri o di trattori. Dopo non vi sono arrivati altri carri. Io mi trovavo dal canto dove si trovavano i carri da controllare ed ogni tanto mi portavo più indietro. La visita ai carri fu effettuata a circa 20 – 25 minuti e credo che il tempo sarebbe stato meno se non fossimo stati ostacolati. Ho visto il Dott. Zonta avvicinarsi al Brig. per delle informazioni e riuscì a sentire proferire la frase che egli considerava liquidata la questione. Il dott. Zonta mentre si svolgeva il controllo aveva invitato i dimostranti ad andar via con i carri. Fra i dimostranti vi era anche il Borgogno ed era anche fra i più scalmanati. Diceva parole ingiuriose specialmente rivolte a noi che facevamo schifo. Vi era anche un altro che strepitava, rimasto sconosciuto che dopo di averci ingiuriato scappò via e il Dott. Zonta lo caricò sulla sua macchina e lo portò via. Escludo nel modo più assoluto che lo sconosciuto fosse ubriaco, anche prima che si arrivasse all’ultimo carro, il Dott. Zonta si avanzava da un punto all’altro della fila dei carri permettendo ai dimostranti ad andare via. Quando il Dott. Zonta si trovava vicino a me la frase da lui detta suonava così: “di non fermarsi ma di proseguire se non volevano pagare il dazio”. Queste più o meno testuali parole. Quando invece si spostava verso un’altra parte della colonna io non potevo sentirlo quello che diceva ma dai gesti intuivi che ripeteva più o meno le stesse parole. Ho visto il Borgogno scalmanarsi. Non ricordo chi di noi si avvicinò per chiedergli le generalità mi sembra fosse stato il collega Peano. Confermo che il Borgogno disse a noi la frase di disprezzo: “Fate schifo”. Il Borgogno non ha mai alcuna giustificazione circa la sua presenza sul luogo della manifestazione. Anche quando noi lo rincorremmo nella folla il Borgogno non fornì alcune spiegazioni e dalle constatazioni da noi mossegli non negò di aver detto le parole “fate schifo”. In un primo momento il Borgogno disse che non aveva documenti poi infine finì per esitare i documenti. Preciso che per tutta la durata del controllo il Dott. Zonta ha invitato a disubbidire i contadini e a non fermarsi. In un primo momento in modo pacato e successivamente e cioè verso l’ultimo con fare eccitato tanto è vero che i contadini alla fine alzarono i bastoni e iniziarono a picchiare sull’ultimo carro e sulla mucca. A. D. di Borgogno alle nostre constatazioni non ammise il fatto ne li negò.


MARESA LA DOLCETTA

Facevo parte del movimento di Rinascita. Sono giunta sul posto proveniente dalla frazione Annunziata dove mi ero recata il giorno precedente giunsi sul posto quando già vi era la colonna composta da 15 carri. Gli agenti stavano facendo il controllo dei carri e impiegavano circa 8-10 minuti per ogni carro. Io mi allontanai dal luogo verso le ore 14,30 insieme con la Signora Zonta e sul posto potevano ancora essere altri 3 o 4 carri. Ho visto il Dott. Zonta parlare con gli agenti ed i contadini, ma non posso dire quel che diceva perché non sentivo. Ho visto i contadini spazientirsi. Non vidi il Borgogno imputato qui presente nel gruppo dei contadini che erano a poca distanza da me. A. D. Quando andai al Gallo notai un altro controllo che però non ci fermò. Fino a che non siamo partiti per il Gallo non sapevo che esistesse un altro controllo. Non ricordo di aver visto passare altri carri né ho visto effettuare un controllo alle altre vettura sulla corsa e autovetture. A questo punto l’avvocato Dalmazzo della difesa fa istanza perché tenga parte alle teste la seguente domanda. Se le consta in successive manifestazioni fatte dalla rinascita il controllo sia stato fatto con lo stesso sistema oppure con un sistema diverso. Il Pubblico Ministero non si oppone alla domanda. Il Pretore respinge la domanda formulata perché non attinente ai fatti del procedimento. Il difensore fa rispettosa riserva di impugnazione.

FERRERO ASSUNTO

Sono simpatizzante del movimento della Rinascita. Mi ero recata in compagnia della mia amica Maresa La Dolcetta il giorno precedente in Frazione Annunziata. Il giorno dei fatti mi sono recato al trivio dalla Frazione Annunziata a piedi. Lì erano dei carri agricoli fermi e degli agenti che consultavano il documento. Tutto era calmo e sia io che i quattro o cinque contadini che erano con me siamo passati a circa tre metri dal luogo ove si effettuava il controllo e precisamente dal trivio vi erano altri due agenti ed uno o due coloni fermi che gli stessi stavano controllando. Oltrepassando questo secondo controllo ne trovammo un terzo con dei … che pure avevano fermato un calesse e stavano controllando i documenti. Non ho avuto modo di notare il Borgogno.


SELENE AMODEO SCHIAPPARELLI A. D.

Faccio parte del movimento di rinascita ero venuta sul posto con la mia macchina nella quale c’era sua moglie un certo Enrico Riccardo quando sono passata per il trivio non ho visto il Dott. Zonta. Vi erano dei carri dei contadini fermi. Io sono passata con la mia macchina senza subire alcun controllo da parte degli agenti sul posto tutto era calma e non ho notato che i contadini fossero agitati. Giunti al Gallo sinché non incontrai la Signorina La Dolcetta con la quale avevo appuntamento assieme al Signor Riccardo di prendere la macchina e di mettere la macchina a disposizione dell’imputato.

(L’originale è stato fotocopiato in modo errato così che una parte del documento è illeggibile)

A. D.

[…] cosa abbia fatto il Riccardi con la sua macchina circa un’ora […] giunsi al fatto e precisamente in un altro punto della […] con … ad assistere ad un altro […] Poiché i carabinieri avevano fermato due […] resistenza mi ricordo con precisione che […] calma facendo loro presente che non era […] pubblica, e che quindi era meglio che se- […] per vie legali avrebbero provveduto […] Dott. Zonta raccolse il cappello […] perduto nel tafferuglio e lo […]


[…] per il trivio […] presi la macchi- […] a circa […] del trivio dove vidi che vi erano carri da controllare ma non ricordo quanti.

Ho visto il Dott. Zonta che assisteva al controllo dei carri. Quando rimanevano da controllare uno o due carri ho sentito che il Dott. Zonta disse rivolto ai carri già controllati andate pure. Ho visto un contadino che secondo me era un po’ alticcio prima che il Dott. Zonta dicesse la frase “Andate, andate, sferrate delle bastonate prima al carro e poi alle mucche”. Dopo che l’ultimo carro era passato io andai a sedermi sulla macchina del Dott. Zonta e di lì attesi. Lui arrivò subito dopo e con lui il contadino che io avevo visto fare dare le bastonate sull’ultimo carro e sulla mucca. Sentii che il Dott. Zonta diceva a quest’uomo che cosa hai combinato non dovevi agire in quel modo. Poco dopo giungemmo al bivio e lì il contadino scese. Sono amico della famiglia Schiapparelli e presi l’occasione per vedere la corsa della caccia al tesoro. Andai con la macchina alla prova per curiosità. Non appartengo al movimento di rinascita. A. D. Quando la mucca fu bastonata partì più velocemente del solito ma poi si fermò. Non ho visto tra i dimostranti la persona che mi si s’ammostra e che si chiama Borgogno. Mi trovavo distante dal Dott. Zonta mentre veniva fatto il controllo di due o tre metri. Mi ricordo che il Dott. Zonta disse andate pure due alla volta io rimarrò a curiosare due o tre ore.

GARESSIO NATALE

Sono informato soltanto sulla circostanza che mentre mi trovavo nel folto della compagnia un certo … Quello che fu assicurato dagli agenti di P.S. che gli chiesero la carta d’identità, discosto qualche metro da me sono stati degli agenti ed ho visto che esibiva i documenti. Non ho sentito altro mi pare che il Borgogno avesse una scatola e che poco prima mi aveva detto che stava aspettando la corriera dato che non era riuscito a prendere quella delle due.

BROGLIA RAFFAELE

Sono amico del Borgogno. Il giorno dei fatti io mi trovavo in prossimità del trivio a guardare cosa succedeva. Ho sentito il Borgogno dire ai contadini ed anche agli agenti la frase che schifo. A questo punto il Pretore diffida il teste a dire con la verità ricordandogli le ammissioni precedentemente fatte. Il teste insiste nella versione.

Il Pretore licenzia il teste e gli impone di tenersi a disposizione della autorità giudiziaria riservandosi di risentirlo dopo aver escusso gli altri testi.

DESTEFANIS FRANCESCO

Ho visto il Borgogno accompagnato dal padre andare verso il trivio per prendere la corriera come dice il padre. Poi ritrovato il figlio la sera il Borgogno figlio e alla una richiesto come mai non era partito mi disse che dato il tafferuglio successo non era potuto partire.

TARICCO GIUSEPPE

La mia casa dista dal bivio di circa 30m. Mi sono recato anche io sul trivio come successe il fatto. Io vicino al Borgogno che era lì giunto perché voleva prendere la corriera. Ho sentito il Borgogno dire (che schifo). Ho visto che il Borgogno in mezzo ad un gruppo di contadini che gridava anche così. Non posso dire che cosa diceva perché non ricordo. Ho sentito la parola schifo ma non so se era rivolta ai contadini o agli agenti. Non ho visto altro perché sono andato a casa a prender la lambretta per andare al Gallo. Nel trivio presso le due ed un quarto una corriera. Non posso dire se sia passata o meno. Ho visto il Borgogno con il padre ed aveva un fagotto. Mi risulta che il Borgogno lavora a Torino preciso che quando andai via vi erano ancora due carri da passare il controllo. Dopo le circostanze da me dette su cui ebbi modo di visitare il Borgogno. Non mi sono più interessato di lui e di nulla posso riferire circa il suo comportamento nel confronto degli agenti nella forza pubblica. Non ho parlato né con il Borgogno padre né con il Borgogno figlio circa i fatti che succedevano.


Richiamato il teste BROVIA RAFFAELE

Il Borgogno arrivò al trivio con il padre e doveva prendere la corriera per Torino. Non ho visto il Borgogno strillare e non l’ho visto agitarsi anche lui in mezzo ad un gruppo di contadini, ma non ho sentito le parole che diceva. Non sono stato sempre vicino al Borgogno. Spesso si dividevano e quando io andavo con un gruppo lui con un altro. Quando io sono avvicinato all’ultimo carro era stato lasciato libero dal controllo io ho rivisto il Borgogno. Poiché era mia intenzione andare al Gallo ed il Borgogno anche ci doveva andare. Io gli dissi che l’avrei accompagnato con la mia moto. Passando davanti a casa mia poiché la stessa si trova sulla strada che porta al Gallo io vi rientrai per prendervi la moto e poco dopo raggiunsi il Borgogno che aveva percorso si e no 100m. Siamo rimasti nella località circa due o tre ore. Mi ero recato sul trivio verso le due circa. Non ho visto se il Borgogno abbia o meno colpito la mucca col bastone perché in quel momento io non ero vicino a lui e non lo guardavo e vi era una confusione di circa 200 persone. Ripeto che l’unica parola che ho sentito fra quelle dette dal Borgogno “Che schifo” non so precisare se era rivolto ai contadini o agli agenti. Il Borgogno si lamentò con me che a causa dei fatti non aveva potuto prendere la corriera. Ho visto il Dott. Zonta girare tra i contadini e distava da me a volte due metri a volte 50 metri. Non ho sentito cosa il Dott. Zonta diceva in quanto ognuno gridava per conto suo e per lo più discutevano fra di loro.

A questo punto viene proiettata la pellicola che il difensore Avvocato Dalmazzo produce perché venga inserita agli atti.


Esaurita con quella di quest’ultimo l’audizione dei testimoni il Pubblico Ministero spiegato le sue conclusioni chiedendo la condanna del Dott. Zonta alla pena di L. 10.000 di multa e del Borgogno a mesi 4 reclusione per il reato sub a e per la contravvenzione sub b applicate le attenuanti generiche.

Avvocato G. Baraudi per il Dott. Zonta ha concluso chiedendo l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Il difensore del Borgogno Avvocato Giacinto Ghigo ha concluso chiedendo l’assoluzione per non aver commesso il fatto. In via subordinata assolversi per insufficienza di prove. In via subordinata ancora applicarsi la prima ipotesi di cui all’art. 641 c. p. e le attenuanti di cui al n. 3 art. 62 C. P. e le attenuanti di cui all’art. 62 bis e le attenuanti generiche applicarsi il minimo della pena col beneficio di legge. L’Avvocato Dalmazzo per il Dott. Zonta ha concluso chiedendo in via principale l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato e in via subordinata assolversi per insufficienza di prove sul dolo.



DECRETO DI CITAZIONE

in grado di appello

Art. 517 Cod. di proc. Pen.


Il Presidente del Tribunale di Alba


Visti gli atti processuali CONTRO


1°) ZONTA ERALDO nato il 20.6.1916 a Carrù residente a Cuneo Corso Gesso n° 11;


2°) BORGOGNO EMILIO nato a Castiglione Falletto il 5.7.1930 residente a Torino via Refrancore n°75


appellanti alla sentenza del Pretore di Bra


in data 15.5.1957 con la quale vennero condannati il PRIMO alla pena di lire 4.000 di multa il SECONDO alla pena di mesi cinque di reclusione e lire 2.000 di ammenda. Quali imputati:

IL PRIMO: del delitto di cui all’art. 414 pp. N° 2 C.P.; IL SECONDO: del delitto di cui all’art. 341 u.p. C.P.; ed inoltre della contravv. di cui all’art. 651 C.P.


Visto l’art 517 Cod. proc. pen.


Ordina agli Ufficiali Giudiziari richiesti di citare detti imputati a comparire alla udienza che dalla Sezione … di questo Tribunale sarà tenuta alle ore 9 del dì 14 marzo 1958 nel palazzo di sua residenza posto in Alba Piazza S. Francesco d’Assise onde possa sostenere l’appello interposto alla citata sentenza, avvertendosi inoltre l imputato che durante il termine per comparire il difensore ha la facoltà di prendere visione, nel luogo ove si trovano, delle cose sequestrate, di esaminare in Cancelleria gli atti ei documenti ed ivi estrarne copia e che non comparendo sarà proceduto in contumacia. Ordina pure la citazione da parete difensore di fiducia avv.ti G. Bonaudi di Bra e F. Dalmazzo di Cuneo per lo Zonta e avv.to Ghigo di Bra per il Borgogno mandando alla Cancelleria di avvertire a forma di legge di …


Alba, li 5 febbraio 58


IL PRESIDENTE


Il Cancelliere

RELAZIONE


Zonta Eraldo

Cuneo

Corso Gesso XI


L’anno 1958 e questo dì 12 del mese di febbraio in Cuneo.

Io sottoscritto Ufficiale Giudiziario addetto al Tribunale di Cuneo ho citato Zonta Eraldo residente a Cuneo a comparire nel luogo, giorno ed ora retro specificati facendo ad esso tutte le comminatorie di legge, parlando con lui stesso.


L’Ufficiale Giudiziario

L’AIUT. UFF. GIUDIZIARIO

(Virgilio Carlo)


DECRETO DI CITAZIONE

per il giudizio d’Appello avanzi il Tribunale

(Art. 517 Codice di Procedura Penale)


Il Presidente del Tribunale di Alba


Vista la dichiarazione di appello fatta dai


1°) ZONTA Eraldo nato il 20.6.1916 a Carrù residente a Cuneo, Corso Gesso n° 11


2°) Borgogno Emilio nato a Castiglione Falletto il 5.7.1930 residente a Torino via Refrancore n.75


contro la sentenza del Pretore di Bra


in data del 15.5.1957 con la quale vennero condannati il Primo alla pena di lire 4.000 di multa ed il Secondo alla pena di mesi cinque di reclusione e lire 2.000 di ammenda. Quali imputati:

Il Primo: del delitto di cui all’art. 414 pp. N° 2 C.P. il Secondo del delitto di cui all’art. 341 u.p. C.P.; ed inoltre della contravv. di cui all’art. 651 C.P.


Visto l’art 517 Codice di Procedura Penale.


Ordina la citazione de predetti appellanti nonché avanti a questo Tribunale di Alba Piazza S. Francesco d’Assise all’udienza del giorno 7 novembre 1958 alle ore 9 nel quale sarà trattato l’appello sopra detto, con avvertimento che durante il termine per comparire, potrà … anche a mezzo di difensore esaminare in Cancelleria gli atti e i documenti ed ivi estrarne copia e riscontrare le cose sequestrate; e che non comparendo l’appello sarà trattato in contumacia. Diffida l’appellante che in mancanza di difensore di fiducia la difesa avrà luogo a mezzo del difensore d’ufficio Signor Avvocato …

Alba li 22/9/1958


IL CANCELLIERE IL PRESIDENTE

F/to Illeggibile F/to Illeggibile



NOTIFICAZIONE


L’anno millenovecentocinquantotto il giorno sette del mese di Ottobre in Cuneo.

Io sottoscritto Ufficiale Giudiziario addetto al TRIBUNALE DI CUNEO

Ho notificato il retroscritto decreto all’imputato ZONTA ERALDO – Corso Gesso n. II – CUNEO

mediante consegna di copia a mani sue proprie.


TRIBUNALE DI CUNEO

ROSSO GIOVANNI

AIUTANTE UFFICIALE GIUDIZIARIO












RAGGRUPPAMENTO PROVINCIALE AUTONOMO SOCIALISTA

CUNEO


DICHIARAZIONE


RAGGRUPPAMENTO PROVINCIALE AUTONOMO SOCIALISTA

CUNEO


Si costituisce il RAGGRUPPAMENTO PROVINCIALE AUTONOMO SOCIALISTA.

Esso è il punto d’incontro di persone e gruppi, provenienti della base dei partiti comunista, socialdemocratico, dai movimenti di autonomia socialista e di unità popolare della provincia di Cuneo, ed intende rappresentare la concreta espressione di una comune visione dei problemi politici del momento, che ha le sue origini nella comune partecipazione all’antifascismo ed alla resistenza.

IL RAGGRUPPAMENTO PROVINCIALE AUTONOMO SOCIALISTA non intende formulare programmi politici che possano essere interpretati come il punto di partenza per la costituzione di un nuovo partito o movimento; esso si ispira ai principii fondamentali del socialismo classista. Riassume i suoi propositi immediati sottolineando:

l°) La sua sostanziale adesione alla politica autonomista, impostata in questi ultimi tempi dal Partito Socialista Italiano, come unica alternativa concreta all’attuale situazione di predominio democristiano conservatore;

2°) L’imprescindibile necessità di contribuire all’affermazione di questa politica del P. S. I. mediante un attivo contributo al suo successo e in particolare alla elezione di quei candidati che diano garanzia di sviluppare la politica di autonomia del Partito e di unificazione di tutte le forze socialiste;

3°) La sua funzione fondamentale di costruire nel contempo un punto di riferimento e di incontro per tutti gli individui e i gruppi che sostengono posizioni di autonomia e di unità Socialista; anche per coloro che difendono le stesse posizioni all’interno dei partiti.

Il Raggruppamento Provinciale Autonomo Socialista, come espressione di base, intende operare in sostanziale unità con tutti i sinceri socialisti per la piena attuazione della costituzione, per la realizzazione di una società laica e democratica, per la formazione di un unico grande partito Socialista dei Lavoratori Italiani che sia l’artefice della democrazia socialista.

Savigliano, 9 Marzo 1958.

Per il gruppo socialista autonomo di Savigliano:

PAOLO RAVIOLA, Ragioniere - AURELIO CAPELLO, Impiegato - GIUSEPPE DALMAZZO, Impiegato - GIUSEPPE CERUTTI, Insegnante - GIOVANNI CAGLIERIS, Pensionato.


Per il gruppo socialista autonomo di Mondovì:

CARLO PELLEGRINO, Professore


Per il gruppo socialista autonomo di Dronero:

On.le CHIAFFREDO BELLIARDI, Geom, - BERNARDO GHIO, Inseg. - LORENZO ACCHIARDO, Commerciante.

LUIGI BACCOLO, Professore - Cuneo

ANACLETO CHIOZZI, Operaio - Savigliano

On.le Dott. ANTONIO GIOLITTI - Cuneo

PIETRO GONZO, Operaio - Verzuolo

UMBERTO NARDO, Artigiano - Saluzzo

GIOVANNA PERETTI, Professore - Saluzzo

NUTO REVELLI, Geometra - Cuneo

LINO TOSELLI, Artigiano - Cuneo

MANLIO VINEIS, Dottor Proc. - Saluzzo

Si invitano tutti coloro che approvano il contenuto del presente documento e che desiderano mettersi in contatto con il Raggruppamento, a inviare il loro nome e indirizzo a:

R. P. A. S.

Via Felice Cavallotti n. 7 (Cuneo)








(1966)


DE PROFUNDIS


Dopo lunghe sofferenze e straziante agonia, munito dei conforti (demo) – cristiani e con la benedizione speciale della Confindustria, a triste conclusione di una vita onesta e laboriosa, tutta spesa nell’interesse dei lavoratori, ha cessato di vivere il


PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

di anni 74


Ne danno il triste annuncio quanti, fino a pochi anni fa, hanno creduto in lui e con lui hanno partecipato alle lotte per la Libertà, la giustizia e il progresso civile. Sia perdonato, ma solo nell’altra vita, ai Suoi affossatori, ai figli degeneri che lo hanno tradito e venduto. Che la Sua luce, prima di spegnersi, illumini gli onesti affinché, alle porte del nulla in cui Egli sta per dissolversi, possano ancora arrestarsi e riflettere. La Cittadinanza è pregata di considerare con pietà il mesto avvenimento.


NON FIORI – NON PREGHIERE


Un registro per la raccolta delle firme è messo a disposizione degli interessati dagli eredi dell’Estinto, presso la Federazione Provinciale del PSIUP – v. Mass- D’Azeglio 1 - Cuneo



(Anni ’80)


PANNI SPORCHI


Dicono che la mafia è siciliana;

la camorra sta a Napoli; i massoni

un po’ dovunque, ma noi polentoni

saremmo una provincia ancora sana.


Certo la brava gente che lavora

paga le tasse, risparmia, crede al prete

è semplice, non ha cose segrete

pure delusa fa il suo dovere ancora.


Ma, anche qui gli saltan sulla testa:

e gli Uffici venduti agli impresari

e gli evasori dalla mano lesta


e la noblesse che intriga e fa denari

e appoggia Adolfo Sarti di nascosto,

come chiamate questo, amici cari?



BELL’AFFARE LA PAURA


DOPO la batosta elettorale

i ministri d.c. sono aumentati:

grazie ai quattro partiti apparentati

agli imbroglioni non la va poi male.


PER TORNARE in poltrona ‘sti cristiani

avevan detto: faremo pulizia!

ma rieccoli in buona compagnia

con mafiosi, P2 e americani.


BELL’AFFARE, quel Craxi presidente

che bastona in Sicilia i pacifisti

e fa scappare il Gelli come niente.


FA PENA a noi, vergogna ai socialisti.

Ma la colpa è un po’ vostra, buona gente:

non volete votare i comunisti.


PROGRESSI


In America suonan le sirene

il terrore dei rossi è alfin passato

bravi Italiani, hanno votato bene:

dopo tanto rumor niente è cambiato.


I democristi, è vero, hanno inciampato

ma la banda dei quattro è sempre lesta

a sorregger chi cade nel fossato

e a riportarlo subito alla testa.


Bettino vien premiato, è Presidente,

e ha già promesso che farà il rigore

con zelo, sulle spalle della gente.


Il garofano si sposa al bianco fiore

Mafia e P2 fan da testimone

E Reagan dà la sua benedizione.




Articolo pubblicato su L’Unità, 2 gennaio 2000.



Un supersfruttamento unico della forza lavoro, senza paragone nelle altre società del settore dolciario.


Le libertà costituzionali erano calpestate. Chi si lamentava veniva cacciato. All’individuo si chiedeva solo di produrre.


Un primo esempio di unità sindacale tra Cgil e Cisl, la solidarietà dei contadini che producevano nocciole.


LA MEMORIA – UNA LOTTA DI QUARANTA ANNI FA


QUEL PRIMO SCIOPERO ALLA FERRERO DI ALBA


AUDENZIO TIENGO


Pubblichiamo la ricostruzione di uno sciopero alla Ferrero di Alba avvenuto nel 1960, esattamente quaranta anni fa. La descrizione di quella lotta condotta sul filo della memoria da uno dei suoi protagonisti, ma anche attraverso la cronaca che ne fece allora il nostro giornale, è senza dubbio un episodio ormai lontanissimo non solo per gli anni che sono trascorsi ma anche perché consegnati - speriamo irreversibilmente - al passato sono il clima di allora, i rapporti tra lavoratori e direzione aziendale che vi sono descritti, il ruolo stesso delle forze dell’ordine nei conflitti sociali. Eppure nonostante vi sia un abisso enorme tra la situazione attuale e quegli anni, non ci sembra inutile ricostruire storie come quelle che hanno dato vita allo sciopero dei dolciari della Ferrero di Alba. Ricordare come la conquista di relazioni sindacali moderne, da parte del movimento dei lavoratori, è stata frutto di scontri anche molto aspri, di vere e proprie guerre di classe. Erano quelli gli anni del boom economico, nei quali sempre più intollerabile era lo scarto tra uno sviluppo impetuoso che cominciava a riguardare i consumi e livelli retributivi degli operai e delle operaie scandalosamente bassi. Come è possibile capire anche dall’articolo che pubblichiamo quello che bruciava di più era comunque l’assenza dei più elementari diritti di libertà, i processi di sindacalisti che seguivano le lotte (nella foto gli organizzatori dello sciopero della Ferrero in tribunale). Molta strada è sta compiuta da allora, ma non è assolutamente inutile ricordare di tanto in tanto quanto siano costate le libertà sociali di cui oggi gode il nostro paese per poterne apprezzare in pieno il loro valore.


Perdurava da decenni in fabbrica un supersfruttamento della forza lavoro unico nel paese; l’illegalità regnava sovrana. Erano necessari tre anni di apprendistato a 56 lire l’ora per conseguire un posto ad una macchina dove si veniva pagati a 120. La maggioranza delle retribuzioni mensili s’attestava dalle 12 alle 30 mila lire. Soltanto pochi uomini, qualificati di seconda categoria, raggiungevano appena le 38.000 lire. Di cottimo, già in atto alla Perugina e alla Maggiora, non se ne parlava, anche se le macchine andavano alla velocità imposta dalla direzione aziendale e il lavoratore doveva tenere un alto ritmo per non farsi licenziare. Della mezzora di refezione remunerata della Motta e dell’Alemagna, guai accennarne, il che costringeva le maestranze a mangiucchiare qualcosa di straforo, in piedi, continuando a lavorare per 8 ore giornaliere e spesso per 10, lasciando così alle casse aziendali ben 1.000 ore di produzione al giorno, pari a 5.000.000 al mese di risparmio sui soli salari. Alcuni altri confronti con fabbriche del settore davano risultati sconcertanti. Scrivevo, ad esempio, in proposito, sull’Unità del 17.11.1960, che le maestranze albesi ricevevano, rispetto agli operai dolciari Saiwa di Genova, 26 lire all'’ora in meno (Premio di produzione) per un totale di 13 milioni al mese.

Che dire, poi, delle libertà costituzionali. Erano totalmente calpestate: chi si lamentava veniva cacciato dalla fabbrica, all’individuo si chiedeva soltanto di produrre di più, sempre di più. A tutto ciò, fuori la fabbrica, facevano riscontro una grande miseria dei produttori di nocciole albesi, fornitori della materia prima per il poderoso complesso dolciario; una povertà d’impianti industriali nell’intera area delle Langhe, e una ricchissima mano d’opera, tanta, soprattutto in giovane età. In questo contesto, il grandioso sviluppo aziendale Ferrero appariva una colossale fortuna. L’azienda contava infatti, già allora, fabbriche in mezzo mondo, 5.000 dipendenti (2.600 in Alba), un parco veicoli di 2.000 unità, un fatturato annuo di decine di miliardi di lire.

Alla Ferrero di Alba la rivolta era nell’aria. Non esplodeva solo per la mancanza di una specifica politica sindacale locale e per la repressione interna nella fabbrica. Il comitato di zona del Pci , capeggiato da Attilio Martino, sollecitato da decine di operai, si mise al lavoro. Tra comunicati stampa, volantinaggi, convegni, servizi giornalistici, riuscì a scuotere dal sonno Cgil e Cisl, e successivamente anche la Uil. La prima sostituì di fatto l’anziano segretario della Camera del Lavoro di zona con Franco Angeloni, la seconda insediò un vero e proprio gruppo di lavoro sui problemi operai albesi. Il giornale l’Unità aprì le proprie pagine a servizi locali; da Torino arrivarono come inviati Aris Accornero e Piergiorgio Betti. Il volantinaggio davanti alla fabbrica, in città e nei paesi delle Langhe, diventava sempre più intenso. Le organizzazioni che lo promuovevano erano più di una: il Pci, la Cgil, la Cisl. Si rivendicavano notevoli miglioramenti salariali, un diverso inquadramento delle qualifiche, premi di rendimento, contratti a termine più strettamente collegati con la nuova realtà produttiva del settore. Si chiedeva in sostanza una rivalutazione dèl lavoro dell’operaio, impossibile da realizzare se non prendendo atto del cambiamento della qualità del lavoro che le vecchie classificazioni non rispecchiavano più.

Ben presto all’alba di ogni giornata lavorativa, per un lungo periodo, queste rivendicazioni venivano«gridate», con megafono e non, al crocevia di Via Vivaro, unica strada d’accesso all’entrata dello stabilimento.

Protagonisti primari delle originali manifestazioni; Attilio Martino, Luigi Borgna, Franco Angeloni, il sottoscritto e molti coltivatori diretti, produttori di nocciole, dirigenti della Associazione Contadini delle Langhe. Quei contadini creavano un vero cordone protettivo verso di noi, che a turno eravamo al centro del «capannello». Erano di fatto il nostro servizio d’ordine; testimonianza dell’interesse diretto dei produttori di nocciole verso le richieste in atto. Tra questi, Enrico Nervi di Cortemilia, Lorenzo Fontana di Gorzegno, Angelo Bertino di Mango, Mario Ferrero, Eugenio Roggero, Aldo Manzone di Guarene, Giorgino Busso di Canale, Mascarello Bartalo di Barolo.

Era una lotta sulle condizioni di lavoro ma anche per la libertà. I riferimenti alla Costituzione Repubblicana, alla Resistenza, all’eroiche lotte partigiane per la libertà di cui l’Albese e le Langhe sono state fiere protagoniste, animavano la lotta, provocavano un confronto tra l’amara situazione di fabbrica e quei nobili ideali, per i quali molti erano morti.

Erano in corso intanto le trattative per il rinnovo del contratto nazionale, ferme a un punto morto. Si giungeva, di conseguenza, alla vigilia della dichiarazione di sciopero nazionale in una atmosfera di febbrile preparazione ma anche segnata da una forte resistenza padronale. Già alcuni giorni prima del 17 novembre, data della prima giornata di sciopero, alla Ferrero le intimidazioni della direzione si concretizzavano in forme ancor più gravi del passato. Quattro membri della commissione interna, appartenenti alla Uil, rinunciarono al mandato avuto dai lavoratori, assumendo l’impegno di fare i crumiri. Negli stessi giorni, nei pullman con i quali l’azienda riportava a casa le maestranze veniva segnalata la presenza ,di funzionari aziendali, con compiti intimidatorio

L’azione aziendale provocava un effetto inversamente proporzionale alle pressioni e sempre più numerose erano le ragazze che si dichiaravano pronte al picchettaggio davanti alla fabbrica. La volontà di battersi aveva raggiunto buoni livelli, la consapevolezza della giustezza della lotta appariva alta e a tutti evidente. Due sere prima della giornata di sciopero del 17 novembre, si svolgeva in P.za Savona un comizio unitario. Prendevano la parola il segretario della Camera del Lavoro albese, Franco Angeloni, i dirigenti nazionali di categoria, Bigi della Uil e Ricci della Cgil, i quali denunciarono tra l’altro le illecite pressioni che la direzione stava effettuando nei confronti delle maestranze, chiedendo a ciascun dipendente di firmare una dichiarazione con la quale si sarebbero dovuti impegnare a non scioperare e entrare in fabbrica alle 4 del mattino, anticipando di due ore l’inizio dei turni.

Drammatiche le giornate trascorse dagli scioperanti. Ne descrive una l’inviato de l’Unità Pier Giorgio Betti. Il suo articolo sulla mattinata del 17 esordisce così: «“Tenente, Tenente! Ma guardi, dunque! Come fa a dire che qui non c’è coercizione?” Il segretario provinciale. della Cisl, Bertolino, leva la sua voce sul frastuono, allargando le braccia in un gesto carico di impazienza. Ma il Tenente dei Carabinieri non guarda. Volta le spalle e fa finta di nulla, come se ciò che sta accadendo stamani dinanzi allo stabilimento della Ferrero fosse la cosa più ovvia e normale di questo mondo. Se girasse il capo, l’ “ufficialetto” potrebbe scorgere una teoria di vetture della grande azienda dolciaria che percorrono a velocità folle, saettando pericolosamente tra le ragazze del picchetto di sciopero, il breve tronco di strada che immette ai cancelli della fabbrica: su ogni automobile siedono tre o quattro funzionari della Ferrero e una due operaie al massimo, per lo più giovanissime, parecchie quasi delle adolescenti. Sono appena le quattro e trenta e ciascuna di quelle ragazze è stata prelevata a casa dai galoppini del padrone, nel cuore della notte, per essere trascinata come una prigioniera dinanzi alle macchine».

Quel via vai di auto e di pullman chiusi a chiave e con un carabiniere ad ogni porta non ottenne il risultato sperato dalla direzione. Infatti, alle 6, quest’ultima accortasi che non avrebbe avuto il personale bastante per mandare avanti la produzione tentava di trattenere i lavoratori del turno di notte. Manovra mancata. Lo sciopero era riuscito, nonostante la forza pubblica si fosse apertamente schierata con l’azienda. A manifestazione conclusa, la Cisl distribuiva alle maestranze un comunicato, stigmatizzando «il vergognoso comportamento di alcuni suoi membri di commissione interna, che subendo le pressioni della direzione, si erano schierati contro lo sciopero e dalla parte del padrone». Il 24 novembre, seconda giornata di lotta, i, rapporti· tra lavoratori, e azienda erano diventati più aspri. Le auto Ferrero, pronte per intervenire, erano aumentate: fatte intervenire da Milano, Pavia; Genova e altre città del Nord; in fabbrica venivano promesse alle operaie 1.500 lire per chi non scioperava, 3.000 agli operai. «Sembreranno un’elemosina queste poche lire - scriverà il giorno dopo Aris Accornero - ma rappresentano tre giorni di paga». All’alba, la pressione ai picchetti attraverso gli automezzi veniva messa in atto con conseguenze drammatiche. L’Unità pubblicava in proposito, una mia corrispondenza dal titolo: «Gravi violenze della polizia ad Alba per impedire lo sciopero alla Ferrero». Diceva: «Nella giornata odierna le organizzazioni sindacali Cgil e Cisl, allo scopo di prendere alla sprovvista la direzione aziendale della Ferrero e la Polizia, hanno proclamato uno sciopero che doveva anticipare di una giornata quello nazionale. Quando gli attivisti delle organizzazioni sindacali, unitamente a gruppi di lavoratori e lavoratrici, si recavano a fare il picchetto, sono avvenuti fatti molto gravi: la Polizia, schieratasi ancora una volta dalla parte del padrone, ha caricato operai e attivisti. Uno dei carabinieri, armatosi con le catenelle di ferro delle manette, ha preso a picchiare selvaggiamente attorno a se colpendo indiscriminatamente. Una ragazza, F. C., ha riportato una vena recisa al braccio destro. Poco dopo il ferimento ha subito un interrogatorio di due ore all’interno dell’azienda. Un’altra scioperante ha riportato ferite ad una gamba, presa in mezzo ad un groviglio di biciclette. Un dirigente della Ferrero dava nel frattempo ordine all’autista di un pullman aziendale di mettere l’automezzo in marcia e di investire la gente che si assiepava sulla strada. L’ordine veniva eseguito e diverse persone rimanevano ferite, in quanto strette tra i muri delle case ed il pullman stesso. Altre hanno addirittura rischiato di rimanere schiacciate. Tutti i dirigenti sindacali della Cgil e della Cisl sono stati denunciati dai carabinieri e stanno subendo interrogatorio in caserma..». L’articolo descriveva, forse per esigenze di spazio, soltanto quanto accaduto dalle 4,30 alle 6 del mattino in via Vivaro e non menzionava un altro episodio, verificatosi attorno alle 6 a poche decine di metri. L’omissione riguardava il racconto sulle maestranze che stavano per essere accompagnate direttamente in fabbrica sotto sequestro, perché ad ogni porta di pullman c’era un carabiniere; il passaggio a livello della ferrovia chiuso, unica via d’accesso ai cancelli della fabbrica, che costringeva la colonna degli automezzi a fermarsi; i numerosi megafoni sindacali che levavano forti inviti alla forza pubblica, quali: «Capitano, intervenga, questo è sequestro di persona! Faccia scendere! Faccia aprire le porte degli autobus, Capitano, faccia il suo dovere! Scendere, scendere! scendere ! Capitano, dia la possibilità di scioperare a chi lo vuoi fare! Lo sciopero è un diritto!». Quell’ordine giunse dopo qualche esitazione, e forse per il fatto che non c’era più il Tenente ma il Capitano a comandare. Alle otto del mattino, la città era in festa, investita da un lungo corteo diretto al Municipio. Tutti partecipavano con gioia. I loro occhi scintillavano. Molti si stringevano attorno ai sindacalisti, ai dirigenti politici. Alcune manifestanti, spinte dalla contentezza, alzarono ripetutamente verso l’alto un sindacalista, un altro subì la medesima sorte. I due non apprezzarono. Invitarono le lavoratrici a smettere. La piazza del Municipio era ormai gremita, la via centrale pure, quando un improvvisato comizio degli organizzatori riferì dell’incontro avuto con il Sindaco della città, diffondendo speranza. In quell’istante molti si sentirono fortunati d’aver partecipato a quella giornata e lo dissero pubblicamente. Le ragazze ferite nelle colluttazioni gioivano, sorridevano.

Ma durò poco quella euforia. Alle 12.30 già circolavano voci d’immediati arresti, di interrogatori in caserma. Assistetti a un fuggi fuggi. Nel volgere di poche ore gli attivisti più noti se ne erano andati fuori provincia. Pur essendo stato in prima linea, continuai a trasmettere notizie al giornale. Nel corso della settimana, dirigenti regionali del Pci vennero a trovarmi, invitandomi a lasciare la città. Non andar troppo lontano: venni ospitato per qualche settima a Neive, dall’amico e dirigente contadino Teresio Ferro. L’Unità, ritornando sulle aggressioni poliziesche, dava notizia di un intervento della Cgil presso il Ministero del Lavoro. Riferivo su l’Unità d’un manifesto fatto affiggere dalla direzione dello stabilimento, «che non convince nessuno e viene interpretato come un tentativo della ditta di sottrarsi alle proprie responsabilità». «Dal canto suo - scrivevo - la Uil è uscita quest’oggi con un manifesto, nel quale deplora gli incidenti occorsi giovedì, senza per altro accennare ad una protesta nei confronti della direzione, che ha richiesto l’intervento della forza pubblica nella vertenza contrattuale».

La Cisl, invece, con un suo comunicato, affisso sui muri cittadini, aveva preso energica posizione contro le volgari accuse rivolte ai dirigenti sindacali e respingeva sdegnosamente che i propri dirigenti od attivisti avessero aggredito i lavoratori della Ferrero. La Cisl inoltre chiamava l’opinione pubblica a giudicare sul grave fatto che il responsabile dell’azienda, con l’ordine dato agli autisti di procedere sulla Via Vivaro, si fosse tentato di travolgere con pullman attivisti e lavoratrici che stavano pacificamente discutendo, con ciò causando indirettamente il ferimento di alcune lavoratrici.

Frattanto, il giornale della Fiat, «Stampa sera», usciva con una sua originale versione dei fatti. Sabotaggi e atti di vandalismo, sarebbero stati compiuti dagli «attivisti sindacali». Il riferimento andava a presunte «scure brandite», a «gomme delle auto Ferrero sgonfiate», a «sbarre del passaggio a livello ferroviario fatte cadere mediante il taglio delle funi d’acciaio». Una storia che, come in tutte le storie provenienti dal campo di battaglia, era difficile separare in essa il vero dal falso. Era comunque la versione anche della Ferrero, riportata poi nelle aule del Tribunale tra le accuse a parte degli organizzatori dello sciopero. I dolciari, tuttavia, dopo queste due memorabili giornate, risultarono vincenti su tutti i fronti. Il 15 dicembre, veniva siglato a Roma il loro nuovo contratto collettivo nazionale. L’accordo raggiunto prevedeva un aumento dei salari e degli stipendi del 9% e miglioramenti economici derivanti da modifiche apportate ai vari istituti normativi che superavano il 7%. Il tutto pari al 16%. I sindacati ottenevano pure l’impegno da parte degli industriali, di trattare i restanti problemi entro gennaio. Per l’orario di lavoro era stato ottenuto il pagamento di mezz’ora di riposo per i pasti per i lavoratori turnisti, una maggiorazione del 7% per le ore dalla 44 alle 48 settimanali, l’aumento dal 50 al 100% delle ore dalla 44 alla 48 settimanali per gli impiegati ed infine, per i lavoratori discontinui, l’aumento dal 50% al 75% per i! pagamento della 9.a e 10.a ora di lavoro.

Noi, organizzatori, sia della Cgil che della Cisl, trattati da delinquenti, finimmo in 15 in Tribunale, imputati di fatti del tutto estranei al nostro agire. Affrontammo i due processi di Alba e di Torino con orgoglio. Il processo di Alba ci «rifilò» cinque mesi e dieci giorni di carcere. Quello di Torino si dissolse in una bolla di sapone.



Le operaie venivano requisite e portate con la forza in fabbrica”


Le auto dell’azienda a velocità folle sfondavano i picchetti”


Agli organizzatori prime condanne durissime poi in appello l’assoluzione”










LA LIBERTA’ RELIGIOSA IN ITALIA

di Tavo Burat


Com’è noto, le “Lettere Patenti” del 17 febbraio 1848, allegate allo Statuto Albertino, non sancivano la libertà religiosa, ma soltanto la tolleranza nei confronti dei Valdesi (e poco dopo anche degli Ebrei), ai quali, dopo secoli di persecuzione e di discriminazione, venivano riconosciuti i diritti civili e quindi anche l’accesso alle professioni liberali (insegnanti, notai, avvocati, magistrati, ecc.), precedentemente interdette. In effetti un mese dopo, il 18 marzo 1848, l’Art. 1 dello Statuto Albertino precisava: “La religione cattolica apostolica romana è la sola religione dello Stato”. Nel giugno seguente, il principe di Savoia Carignano firmava il decreto in cui si affermava: “La differenza di Culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici, ed all’ammissibilità delle cariche civili e militari”. A Valdesi ed Ebrei era dunque appena tollerato celebrare i loro culti, ma non fuori dai ghetti (per i Valdesi, le loro Valli), né potevano fare opera di proselitismo: il che non poneva problemi agli Israeliti, ma ostacolava invece la vocazione missionaria degli Evangelici impegnati a far conoscere la “buona novella”. I giovani cavourrani “chiusero un occhio” e tra le proteste cattoliche (in primis quella di don Giovanni Bosco) consentirono che i Valdesi nel 1851 elevassero il loro tempio a Torino; rimanevano quindi “fuori legge” gli Evangelici non aderenti alla chiesa Valdese, come le Chiese Libere dei Fratelli. Poiché non esisteva lo “stato civile”, il sacerdote cattolico, il rabbino o il pastore valdese (nelle Valli) erano gli unici depositari degli atti di battesimo (e quindi di nascita), di matrimonio e di morte, con conseguenze facili da immaginare per gli evangelici “liberi”, i quali come per gli atei, non dipendendo da alcun ministro religioso e rifiutando il parroco (che comunque rifiutava loro!) rimanevano privi di Stato Civile e financo di sepoltura, perché i cimiteri erano tutti di proprietà parrocchiale.

Ma la mancata corretta tolleranza nei confronti dei culti acattolici era sancita dalla legislatura piemontese: per una semplice bestemmia, per un ingiuria al nome di Dio, era decretata la pena di reclusione, che poteva estendersi sino ai 20 anni di lavori forzati. L’Art. 164 del codice penale infatti sanciva che: “Chiunque con pubblici insegnamenti, con arringhe e con mezzo di scritti, libri, di stampe da esso pubblicati o spacciati, attacchi direttamente o indirettamente la religione dello Stato (cioè la chiesa cattolica romana) con principii alla medesima contrari, sarà punito con la relegazione.”. E’ manifesto che gli scritti protestanti affermavano principii contrari alla religione cattolica e quindi erano “corpi di reato” ed i loro autori e diffusori perseguibili. La pena si subiva nei castelli e nelle fortezze dello Stato. Famosi furono i casi dei fratelli Cereghini, cantastorie, arrestati per aver tenuto dei culti valdesi a Favale (Ge) e detenuti per molti mesi nelle carceri di Chiavari. Così a Pallanza fu arrestato l’avvocato Cattaneo perché regalava libri del filosofo Ferrari; e un dott. Mazzinghi, reo di aver regalato a La Spezia a dei fanciulli copia della lettera di Paolo ai Corinzi, fu condannato a tre anni di reclusione; il Biellese Carlo Borrione, per aver diffuso un suo opuscolo in cui negava l’esistenza dell’inferno, fu imprigionato nel 1853 e languì per mesi in attesa di processo: sollevò il suo caso, nel parlamento alpino, l’on. Angelo Brofferio, alfiere delle lotte per i diritti civili (matrimonio civile, anagrafe municipale, abolizione della pena di morte, divorzio, ecc.); nel 1850 fu condannato a ben 10 anni di reclusione don Francesco Grignaschi, parroco di Cimamulera (No) reo di essersi fatto promotore di una setta millenarista; anch’egli fu difeso da Brofferio, che con un arringa esemplare perorò la causa di religione e di pensiero.

Il concordato del 1929 tra la chiesa romana e il regime fascista, ribadisce il principio del cattolicesimo quale religione dello Stato e dichiara che i culti non cattolici da “tollerati” diventano “ammessi”: In precedenza, quando ancora Stato e chiesa erano separati, il regime fascista aveva imposto il crocifisso nelle scuole e negli uffici pubblici, tra il ritratto del re e quello del duce.

Il 1° gennaio 1948, l’Art. 19 della nuova Costituzione repubblicana afferma “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda, e di esercitare in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. L’Art 7 stabilisce: “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Questo famigerato articolo, votato all’Assemblea costituente del 1947 da democristiani e comunisti, con l’opposizione dei socialisti, repubblicani e liberali, recepisce dunque il concordato mussoliniano e papista nella Costituzione repubblicana. D’altra parte l’Art. 8 dispone che i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica romana, sono regolate per legge sulla base di “Intese” con le relative rappresentanze. Bisognerà attendere altri 36 anni (febbraio 1984) per la prima stipula di un Intesa, quella tra le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese (valdesi e metodiste), e la Repubblica italiana (trattative per la modifica del Concordato e per l’attuazione dell’Art. 8 erano state avviate nel 1976). Lo strumento delle Intese non era stato richiesto in sede costituente dalle minoranze religiose, ma era stato “inventato” in sede parlamentare come contraltare all’Art. 7. Dieci anni dopo, due sentenze della Corte Costituzionale fanno cadere le norme della legislazione fascista del 1929 sui “culti ammessi”. Nel 1957 si abroga l’obbligo di preavviso per le funzioni in luoghi aperti al pubblico; nel 1958 l’autorizzazione per l’apertura di luoghi di culto e l’obbligo della presenza di un ministro di culto “approvato” dall’Autorità per la celebrazione di qualsiasi rito. All’Intesa con la chiesa valdese seguono quella con l’Unione delle chiese cristiane Avventiste (1986), con l’Unione delle comunità Ebraiche (1987), con l’Unione cristiana Battista in Italia (1993), con la chiesa Luterana in Italia (1993). Sospesa la stagione delle Intese, rimane il problema del “riconoscimento” per le confessioni rimaste senza. Per queste, infatti, rimane in vigore la legge dei “culti ammessi”, pur corretta dalle sentenze della Corte Costituzionale. A tal riguardo, la sentenza 195 del 1993 afferma in via generale che non è ammissibile una discriminazione tra confessioni “con Intesa” e “senza Intesa”.

Dopo il 1987 si inizia a studiare un progetto di legge “generale” sulla libertà religiosa, approvato una prima volta nel settembre 1990 dal Consiglio dei Ministri dell’ultimo governo Andreotti, ma mai giunto in parlamento. Nel 1997, il governo Prodi presenta in Parlamento, per la prima volta in via ufficiale, il disegno di legge sulla libertà religiosa, anch’esso rimasto lettera morta. Tra l’altro è da rimarcare come anche la tutela delle minoranze linguistiche, in attuazione dell’Art. 6 della Costituzione, abbia dovuto attendere mezzo secolo per ottenere una legge (la 482 del 1999) di attuazione minimale e scarsamente funzionante, mentre il trattato europeo n° 148 (carta delle lingue regionali e minoritarie) del 1992, non è ancora stato ratificato dal parlamento. E’ quanto mai scandaloso l’incredibile ritardo nell’attuazione di principii costituzionali quali sono quelli della libertà religiosa e della tutela delle minoranze linguistiche.

Il Governo Prodi avvia pure le trattative con due nuove confessioni: l’Unione buddista e con i Testimoni di Geova. Le Intese vengono siglate nel 2000 (Governo D’Alema), ma mai approvate dal Parlamento, che conferma così la sua ignavia. Rispetto all’ultimo Governo Andreotti il nuovo progetto di legge non è più considerato come una alternativa alle Intese e infatti, nel corso di quella legislatura, vengono avviati i colloqui per altre cinque Intese: chiesa Ortodossa, chiesa Apostolica, Mormoni, Soka Gakkai (Buddisti giapponesi), Induisti.

Nel febbraio 2001 è presentato il progetto di legge sulla libertà di coscienza e di religione licenziato dalla Commissioni Affari Costituzionali alla Camera, ma la proposta decade con la fine della Legislatura. Intanto vari esponenti delle chiese Evangeliche ribadiscono che tale legge-quadro, necessaria per abrogare definitivamente quella concordataria del 1929, non può comunque essere sostitutiva dello strumento costituzionale delle Intese, che rimane la via maestra.

Il 1° marzo 2002 un nuovo progetto di legge riprende ampiamente quello della precedente Legislatura, ma non ha miglior fortuna: approvato dal Consiglio dei Ministri, non è votato dal Parlamento.

Lo scorso Governo Prodi sembrava intenzionato a chiudere questo lungo iter.

A partire dal 1848, il 1984 segna una sorta di spartiacque. Nel protocollo addizionale al nuovo Concordato si legge infatti che “si considera non più in vigore il principio, originariamente riportato nei Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato Italiano”. Tale affermazione è recepita dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale che, con la sentenza n° 203 del 1989, afferma per la prima volta il “principio supremo della laicità dello Stato”. Ma sembra che ben pochi ne siano consapevoli in Italia, anche nel mondo politico, dove sembra si faccia a gara in piaggeria ed ossequio al Vaticano...

Va ancora ricordato che soltanto nel 2006, con la legge 24 febbraio, n° 851, le norme del codice fascista (il codice Rocco), capo I del tit. IV: “dei delitti contro la Religione dello Stato e culti ammessi”, sono state finalmente oggetto di revisione; l’Art. 403 c.p. “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”, che prevedeva la pena di reclusione sino a due anni, e “per chi offende la religione dello Stato mediante vilipendio di un ministro di culto cattolico” da uno a tre anni, ora è stato modificato con la sostituzione di pene pecuniarie. L’Art. 406 infine non distingue più tra religione di Stato e altre confessioni.

Manca soltanto il potere politico all’appello: certamente la libertà religiosa non è un diritto civile “relativo” contingente; non è corollario della libertà in generale ma è esattamente il contrario. E’ la libertà religiosa il fondamento della libertà generale (le minoranze religiose non chiedono “tutela” ma rispetto. Anche per i non credenti). La libertà religiosa è la “cartina tornasole” che prova la sincerità democratica di uno Stato.


Quaderni C.I.P.E.C.


n. 1, aprile 1995

Lucia Canova, donna e comunista

Il PSIUP in provincia (Sergio Dalmasso)


n. 2, ottobre 1995

Chiaffredo Rossa, scalpellino

La nuova sinistra nella provincia bianca (Sergio Dalmasso)

Bibliografa sulla sinistra cuneese (Carlo Giordano)


n. 3, novembre 1995

Maria Capello, la ragazza rossa (Cetta Berardo)

Testimonianze di Carlin Petrini e Sergio Dalmasso

Bra fra slanci rivoluzionari e reazione fascista (Livio Berardo)


n. 4, luglio 1996

Le vicende elettorali delle forze politiche cuneesi (1945/1996)

Tabelle, grafici, saggi introduttivi di Felice Paolo Maero e Sergio Dalmasso, grafici di

Marco Dalmasso


n. 5, marzo 1997

Militanti e dirigenti del PCI negli anni '50 e '60 (Pietro Panero, Mila Montalenti,

Mario Romano, Walter Botto, Leopoldo Attilio Martino).

Introduzione di Sergio Dalmasso


n. 6, maggio 1997

Lettere dal confino di Giovanni Barale (1939-1941). A cura di Luigi Dalmasso


n. 7, ottobre 1997

Per ricordare Michele Risso, Atti del convegno, Boves, 1 marzo 1996

(Luigi Pellegrino, Sergio Dalmasso, Agostino Pirella, Franca Ongaro Basaglia,

Pietro Ingrao, Gianna Tangolo, Regina Chiecchio)


n. 8, gennaio 1998

Luigi Borgna

Pietro Panero

Appunti sul PSI-PSDI (Mario Pecollo)

Lo sciopero dei Pumet: Dronero, primavera 1954 (Carlo Giordano)


n. 9, maggio 1998

Il PCI dalla "legge truffa" alla morte del "migliore" (Sergio Dalmasso)


n. 10, luglio 1998

Comunisti nel cuneese, scritti a cura di Giuseppe Biancani (1920-1981), a cura di

Luigi Bertone


n. 11, ottobre 1998

Fascismo oggi, vecchi e nuovi miti (Marco Revelli)

"Incompiuti"


n. 12, marzo 1999

I 95 anni di Lucia Canova

Oronzo Tangolo scritti

Testimonianze di Mario Di Meglio e Sergio Dalmasso


n. 13, aprile 1999

Quell'estate a Ulan Bator (Enzo Santarelli)

Maria Capello, elogio dell'eresia (Sergio Dalmasso)

Oronzo Tangolo (Roberto Baravalle)

Testimonianze sul PSIUP cuneese (Mario Pellegrino, Eraldo Zonta,

Giuseppe Costamagna)

"Incompiuti"


n. 14, maggio 1999

I colloqui di Dresda

La CGIL a Cuneo negli anni '50-'60 (Livio Berardo). Testimonianze di

Francesco Angeloni, Giuseppe Trosso, Marcello Faloppa

"Incompiuti"


n. 15, agosto 1999

1945-1958. Il caso Giolitti e la sinistra cuneese del dopoguerra (Sergio Dalmasso)


n. 16, settembre 2000

1958-1976. I rossi nella "granda". La sinistra in provincia di Cuneo (Sergio Dalmasso)


n. 17, ottobre 2000

1976-1992. Appunti sui partiti politici nel cuneese (Sergio Dalmasso)


n. 18, novembre 2000

Comunisti a Mondovì: Mario Giaccone, Concetta Giugia.

Il secondo "biennio rosso" (Sergio Dalmasso)

Il sessantotto a Cuneo (Sergio Dalmasso)


n. 19, aprile 2002

Il Novecento nella storiografia di fine secolo (Sergio Dalmasso,

Luigi Bertone, Michele Girardo)

Dino Giacosa: la coerenza (Sergio Dalmasso)

Riformismo e riforme nella sinistra italiana (Sergio Dalmasso)

I partiti socialisti, il centro- sinistra, la pianificazione nella

lettura della rivista "Questitalia" (Sergio Dalmasso)


n. 20, aprile 2002

Dalla Bolognina a Pristina: Cronologia di articoli su una resa:

29 ottobre 1998 - 29 maggio 2000 (Beppe Nicola)

Ricordi di Maria Teresa Rossi e di Franco Camicia (Sergio Dalmasso)


n. 21, maggio 2002

1958- 1976. I rossi nella "Granda". La sinistra in provincia di Cuneo

(Sergio Dalmasso): Seconda edizione con breve appendice.


n. 22, agosto 2002

La carovana di Lotta Continua e l'"eterno" problema dell'organizzazione

(Diego Giachetti)

Le sofferenze del PCI torinese negli anni dei governi di unità nazionale

(Ida Frangella e Diego Giachetti)


n. 23, novembre 2002

Le vicende elettorali delle forze politiche cuneesi (1945/2001)

Tabelle, grafici, saggi introduttivi di Felice Paolo Maero e Sergio Dalmasso


n. 24, gennaio 2003

Convegno Antisemitismo, razzismo, nuove destre (Luca Sossella, Luigi Urettini,

Sergio Dalmasso, Saverio Ferrari)

Un altro comunismo? (Sergio Dalmasso)

Unificazione europea? (Francesco Lamensa)

n. 25, febbraio 2003

Comunisti a Mondovì. In ricordo di Concetta Giugia Giaccone.

Lelio Basso nella storia del socialismo italiano (Luciano Della Mea, Rocco Cerrato, Sergio

Dalmasso, Piero Basso)

Rifondare è difficile. Rifondazione Comunista dallo scioglimento del PCI al “movimento dei

movimenti” di Sergio Dalmasso: recensioni, schede, segnalazioni.


n. 26, giugno 2003

La nuova sinistra italiana e la guerra di guerriglia durante gli anni ’60 (Aldina Trombini)


n. 27, gennaio 2004

Comunisti/e a Boves (Bartolomeo Giuliano, Edda Arniani, Carmelo Manduca, Giovanni “Spartaco”

Ghinamo) a cura di Sergio Dalmasso.


n. 28, febbraio 2004

Alberto Manna, Consigliere provinciale. Interventi al Consiglio provinciale di Cuneo (1995-1999)


n. 29, giugno 2005

Come era bella la mia Quarta (Silvio Paolicchi)

Ancora su foibe, fascismo antifascismo (Gianni Alasia)

Piccole storie dentro una grande storia (Enrico Rossi)

I miei amici cantautori (Sergio Dalmasso)


n. 30, ottobre 2005

Rifondare è difficile. Rifondazione Comunista dallo scioglimento del PCI al “movimento dei

movimenti” (Sergio Dalmasso)


n. 31 novembre 2005

Ristampa quaderno n. 7 Per ricordare Michele Risso, Atti del convegno, Boves, 1 marzo 1996 (Luigi Pellegrino, Sergio Dalmasso, Agostino Pirella, Franca Ongaro Basaglia, Pietro Ingrao, Gianna Tangolo, Regina Chiecchio)


n. 32 marzo 2006

Appunti sul Socialismo Italiano. a cura di Sergio Dalmasso


n. 33 settembre 2006

Comunisti/e a Boves. a cura di Sergio Dalmasso


n. 34 gennaio 2007

La Lega Nord nel Cuneese. a cura di Sergio Dalmasso e Fabio Dalmasso


n. 35 febbraio 2007

Gianni Alasia

a cura di Sergio Dalmasso, Vittorio Rieser, Fabio Dalmasso, Claudio Vaccaneo


n. 36 maggio 2007

Michele Risso: scritti e bibliografia.. a cura di Sergio Dalmasso.


n. 37 ottobre 2007

1307 – 2007.

700 anni dopo. Fra Dolcino e Margherita a cura di Sergio Dalmasso.


n. 38 gennaio 2008

I decenni della nostra storia, a cura di Sergio Dalmasso.


n. 39 aprile 2008

Per la Rifondazione, a cura di Sergio Dalmasso.



CIPEC ATTIVITA’


Anno 1986-1987

Ciclo: "Marxismo oggi":

- Marx oggi (Gian Mario Bravo)

- Il marxismo nella Terza Internazionale (Aldo Agosti)

- Per una ricostruzione del pensiero marxista (Costanzo Preve)

- Il proletariato in Marx (Cesare Pianciola)

- Il pensiero di Bloch (Laura Boela)


Anno 1988-1989

Ciclo: "Le rivoluzioni del '900":

- Rivoluzione francese (Costanzo Preve)

- Rivoluzione sovietica (Massimo Bontempelli)

- Rosa Luxemburg (Cosimo Scarinzi)

- Stalin, Trotskij, Bucharin, Togliatti (Antonio Moscato, Marco Rizzo)

- Rivoluzione cinese (Edoarda Masi)

- Rivoluzione cubana (Enrico Luzzati)

- La Palestina (Guido Valabrega)


Anno 1989-1990

continuazione del Ciclo:

- I paesi dell'est (Guido Valabrega)

- Il Sudafrica (Edgardo Pellegrini)


Anno 1990-1991

Ciclo: "Marxismo e...":

- Marxismo e femminismo (Nadia Casadei)

- Marxismo e libertà (Ludovico Geymonat)

- Marxismo e ecologia (Tiziano Bagarolo)

- Marxismo e economia (Riccardo Bellofiore)

- Marxismo e religione (Emanuele Paschetto)

- Marxismo e psiconalisi (Mario Spinella)

- Marxismo e nonviolenza (Enrico Peyretti)


Anno 1991-1992

Ciclo: "500 anni bastano":

- La storia della conquista (Franco Surdich)

- Il popolo Mapuche - Cile (Nelly Ayenao)

- Gli indiani del nord (Nayla Clerici)

- La Chiesa in America Latina (Giulio Girardi)


Anno 1992-1993

continuazione del Ciclo:

- Nord/Sud del mondo e il debito (Gerson Guymaraes)

- L'ambiente e la conferenza di Rio (Carlo Daghino)

- Proiezione video sugli incidenti razziali a Los Angeles

- Che Guevara (Gianluca Giachery e Sergio Dalmasso)

- Marxismo e nazionalità (Renato Monteleone)

- Ricordo di Ludovico Geymonat, filosofo della libertà (Fabio Minazzi)


Anno 1993-1994

Ciclo: "Marx oggi": - Il marxismo in Italia (Costanzo Preve)

- Il marxismo nel terzo mondo (Enrica Collotti Pischel)

- Marxismo oggi (Romano Madera)

Ciclo: "Storia della psicoanalisi"

- Freud (Alberto Camisassa)

- Jung (Giorgio Raimondi)

- Adler (Adriana Roatti Garzillo)

- Reich (Beppe Corona e Giorgina Lerda)

- Teorie freudiane e pratica terapeutica (Angelo Mondini)

- La micropsicoanalisi (Liliana Zonta)


Anno 1994-1995

Ciclo: "Analisi e terapie":

- Gestalt (Mario Frusi)

- Comportamentismo (Aldo Lamberto)

- Analisi sistematica (Massimo Schinco)

- Terapia del contatto (Luciano Jolly)

- Terapia del movimento (Elide Bono)

- Psicodramma (Giorgio Raimondi)

Fuori ciclo:

- La nuova sinistra: per un bilancio storico politico (Marco Revelli, Paolo Ferrero, Oscar Mazzoleni, Sergio Dalmasso)


Anno 1995-1996

Leone Trotsjij, un fantasma nella storia (Gigi Viglino)

- Storia, geografa, economia davanti ai problemi globali del mondo (Manlio Dinucci)

- Psichiatria democratica (Agostino Pirella, Paolo Henry)

- Per ricordare Michele Risso (Agostino Pirella)


Anno 1996-1997

- Guevara e l'America latina (Antonio Moscato) - Il caso Sofri-Calabresi, Lotta Continua (Ennio Pattoglio, Sergio Dalmasso)

- Democrazia Proletaria, "Camminare eretti" (Giannino Marzola)

- Lelio Basso nel socialismo italiano (Sergio Dalmasso)

- Storia critica della repubblica (Enzo Santarelli)

- Riviste a sinistra (Marco Scavino)

- Salute mentale e superamento dei manicomi (Agostino Pirella)


Anno 1997-1998

Il Che, 30 anni dopo (Antonio Moscato)

La rivoluzione Sovietica (Roberto Preve)

La globalizzazione (Franco Turigliatto, Raffaello Renzacci)

Una scelta di vita (Eugenio Melandri)

Il Perù e l'America latina (Isaac Velasco)

Il lavoro minorile (Carlo Daghino

Il caso Sofri (Fabio Levi)

Il Chiapas oggi (Luigi Urettini, Chiara Vergano)


Ciclo: "Immagini dell'uomo":

- Rapporto terapeuta/paziente

- Rapporto genitori/figli

- Rapporto uomo/donna


Anno 1998-1999

Kurdistan (Laura Schrader, Hasti Fatah)

La rivoluzione non violenta dei Sem Terra (Nadia Demond, Michelangelo Ramero)


Ciclo: "Quanto vuoi?":

- Prostituzione e immigrazione (Fredo Olivero)

- Aspetti antropologici della prostituzione (Giancarlo Ferrero)

- Prostituta e cliente (Franco Barbero, Carla Corso)


Ocalan libero (Laura Schrader, Hasti Fatah)

Guerra e democrazia (Raniero La Valle)

Nodi storici e religiosi nei Balcani (mons. Diego Bona, Luigi Cortesi)

"Attraverso il filo", il caso Silvia Baraldini (Maurizio Buzzini)


Anno 1999-2000

Ciclo: "100 anni di psicoanalisi":

- Analista - cliente

- Le età

- Psicoanalisi e sessualità

- Marxismo ed ecologia, Ecofemminismo (Tiziano Bagarolo, Antonella Visintin)

- La globalizzazione in America latina (Marina Ponti)

- Il viaggio del Che in America latina (Antonio Moscato)

- Presentazione del libro: Siamo solo noi, Vasco Rossi (Diego Giachetti)

- Quale carcere? (Beppe Manfredi, don Elvio Davoli)

- Presentazione "Rivista del Manifesto" (Giancarlo Aresta)

- Presentazione rivista "Carta" (Marco Revelli)

Convegno “1968-1969, il biennio rosso” (Luigi Urettini, Sergio Dalmasso, Diego Giachetti, Carla Pagliero, Franco Bagnis, Fabio Panero, Vittorio Bellavite, Carlo Carlevaris, Mario Cordero, Roberto Niccolai, Marco Scavino, Vittorio Rieser, Carlo Marletti)

Ciclo Datemi una barca (Scuola di pace di Boves):

- Giubileo e debito internazionale (Giulio Girardi)

- Il sistema globale (Manlio Dinucci)

- Teologia della liberazione e diritti umani (Josè Ramos Regidor)

- I movimenti rivoluzionari in America latina (Antonio Moscato)


Anno 2000-2001

- Sinistra alternativa, plurale, sociale? (Marco Prina, Gianna Tangolo, Alfredo Salsano, Fulvio Perini)

- I rossi nella Granda (Mario Borgna, Alberto Cipellini, Sergio Dalmasso)

- Convegno: "Gli anni '70" (Marco Scavino, Sergio Dalmasso, Vittorio Bellavite, Diego Giachetti,

Diego Novelli, Mario Renosio, Carla Pagliero, Gigi Malaroda, Pina Sardella, Nicoletta Giorda)

- Convegno: "Razzismo, antisemitismo, nuova destra" (Luigi Urettini, Moni Ovadia, Saverio Ferrari, Guido Caldiron, Remo Schellino, Mario Renosio, Sergio Dalmasso)

Ciclo Gli esclusi (Scuola di pace di Boves)

- La conquista dell'America dalla parte dei vinti (Giulio Girardi)

- Fabrizio De Andrè, cantante degli umili (Romano Giuffrida)

- I nostri amici cantautori (concerto)


Anno 2001-2002

- Presentazione del libro “Rifondare è difficile” di Sergio Dalmasso (Gastone Cottino)

- Convegno "Cosa resterà di questi anni '80?" (Diego Berra, Sergio Dalmasso, Claudio Mondino, Marinella Morini, Fulvio Perini, Lucio Magri, Marco Revelli, Lidia Cirillo, Diego Giachetti, Carla Pagliero).

- La crisi argentina (Antonio Moscato)

Ciclo "Gli esclusi" (Scuola di pace di Boves)

- La canzone popolare (Fausto Amodei)

- Un altro comunismo: Leone Trotskij, Rosa Luxemburg (Antonio Moscato)

- La Palestina (esponente dell'OLP)


Anno 2002-2003

- Globalizzazione ed economia (Nerio Nesi)

- Sindacato e movimenti dopo Firenze (Mario Agostinelli)

Convegno "Vent'anni della Scuola di pace di Boves"

- La marcia delle donne (Nicoletta Pirotta)

- L'alternativa al liberismo e al terrorismo (Giulio Girardi)

- Vent'anni di storia, vent'anni di guerre (Luigi Cortesi)

- Ernesto Balducci, Gunther Anders e il pacifismo di oggi (Enzo Mazzi, Luigi Cortesi)

- Convegno "1945/1948: gli anni della ricostruzione" (Sergio Dalmasso, Marinella Morini, Martino Pellegrino, Laurana Lajolo, Elena Cometti, Fabio Panero, Claudio Biancani, Michele Calandri, Paolo Perlo, Carla Pagliero, Sofia Giardino)


Anno 2004-2005

- Ciao Raffaello, in ricordo di Raffaello Renzacci (Giorgio Cremaschi, Fulvio Perini, Franco Turigliatto, Rocco Papandrea, Sergio Dalmasso).

- Liberalismo e liberismo (Sergio Dalmasso).

- Comunismo, marxismi, democrazia (Sergio Dalmasso).

- Riccardo Lombardi, per una società diversamente ricca (Nerio Nesi, Giancarlo Boselli, Sergio Dalmasso).

- Rosa Luxemburg (Sergio Dalmasso).

- Convegno “Gli anni ’60” (Daniela Bernagozzi, Carla Pagliero, Diego Giachetti, Marinella Morini, Sofia Giardino, Chiara Rota, Giuliano Martignetti).


Anno 2005-2006

- La stagione dei movimenti (Sergio Dalmasso).

- La questione palestinese (Cinzia Nachira)

- Film: Noi non abbiamo vinto? (Gianni Sartorio, Giampiero Leo, Sergio Dalmasso)


Anno 2006-2007

- 1956: l’invasione dell’Ungheria (Mario Martini, Gianni Alasia, Sergio Dalmasso)

- Comunisti/e a Boves (Nello Pacifico, Sergio Dalmasso)

- Totalitarismi e democrazia (Sergio Dalmasso)

Anno 2006-2007

- “40 anni senza il Che” (Antonio Moscato, Giacomo Divizia, Sergio Dalmasso

(1) Conoscenza personale, esibizione del documento di riconoscimento (specificare quale) ecc.

(2) Art. 496 C. P.: «Chiunque fuori del casi indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla identità, sullo stato o su altre qualità della propria o dell’altrui persona, fa mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale od a persona incaricata di un pubblico servizio, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, è punito con la reclusione fino ad un anno e con le multa fino a L. 40.000.